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Mononucleosi infettiva nei bambini

 La mononucleosi infettiva è una malattia molto contagiosa provocata dal virus Epstein Barr, non molto frequente nei bambini. Si diffonde infatti molto facilmente (è estremamente comune) soprattutto tra gli adolescenti, attraverso i liquidi presenti nel naso e nella gola, dove il virus essenzialmente staziona. E’ dunque abbondante nella saliva che per questo diventa il mezzo più consueto di contagio. Da qui anche il nome di malattia del bacio.

Mononucleosi, il contagio nei bambini

Ci vuole però un bacio vero con scambio di liquidi nella bocca e dunque per questo nell’infanzia la mononucleosi non è così comune come dopo i 15 anni. Certo è che può comunque colpire anche i bambini piccoli, attraverso uno starnuto o il contatto di oggetti appena contaminati come posate, bicchieri o giocattoli. Questo accade anche perché le difese immunitarie sono più deboli nell’infanzia. Tra l’altro ha un’incubazione anche molto lunga per cui è difficile anche risalire alla fonte. E spesso si confonde con altre malattie infettive, essenzialmente di origine batterica, tanto frequenti nell’infanzia.

I sintomi della mononucleosi nei bambini

Spesso la malattia del bacio si confonde con altre malattie infettive, essenzialmente di origine batterica, tanto frequenti nell’infanzia. Da qui i primi segnali sono costituiti da mal di gola e moccioletto dal naso, come un raffreddore, e di li a poco si può sviluppare febbre (anche alta) e linfonodi del collo gonfi. E’ sbalorditivo quanto questi possano ingrossarsi a tal punto da arrivare a ricoprire a volte anche le tonsille. Anche la milza si ingrossa. Da qui anche fastidio e dolore per i nostri bambini. Il senso di debolezza e la mancanza di appetito saranno gli ulteriori sintomi.

Diagnosi della mononucleosi nei bambini

E’ particolarmente importante che il pediatra proceda alla diagnosi certa della mononucleosi o che comunque tenda ad escluderla. Per comprendere quale eventuale terapia affrontare. Il medico potrà dunque proporre esami che controllino la presenza di milza ingrossata, o della salute del fegato a rischio di epatite. Essenzialmente si fanno delle analisi del sangue atte ad individuare la presenza di anticorpi al virus Epstein Barr che provoca la mononucleosi, ma va fatto anche un tampone faringeo per escludere la presenza nel cavo oro- faringeo dello streptococco beta emolitico.

Mononucleosi nei bambini, la cura

Essendo una malattia virale lieve non è necessaria alcuna cura. Il piccolo paziente guarirà poco a poco con tanto amore, coccole e riposo. Il problema è quando per errore si danno degli antibiotici a base di amoxicillina, capaci di innescare a distanza di qualche giorno una reazione allergica nei confronti del virus che si manifesta con una eruzione cutanea sul bambino. Lo so per esperienza. E’ capitato a mia figlia quando aveva tre anni ed il pediatra aveva sbagliato diagnosi (facile dati i sintomi). Il problema è stato che non ha saputo collegare questa reazione cutanea (che si è manifestata violentissima con macchie emorragiche e febbre alta) e siamo dovuti andare al pronto soccorso. Non vi preoccupate care mamme amiche di Medicinalive, il nostro caso è stato particolare, di solito la reazione sulla pelle non arriva che a bollicine rosse e prurito. E’ bene però essere pronte e sempre attente: un pediatra non dovrebbe prescrivere mai antibiotici se non ha certezza clinica della diagnosi! Ne tantomeno si può procedere con il “fai da te”. Senza problemi invece l’uso di ibuprofene o paracetamolo per tenete sotto controllo la febbre alta.

Mononucleosi e bambini: quando chiamare il pediatra

  • Se la febbre alta non passa neppure dopo una settimana
  • Se il mal di gola è forte
  • Se a causa delle tonsille gonfie il bimbo non riesce a deglutire e dunque a mangiare ed idratarsi da più giorni

In tali casi il medico potrebbe fare altri test e prescrivere antibiotici per sovrinfezioni batteriche (ma diversi dall’amoxicillina). Anche dopo la guarigione saranno necessarie indagini diagnostiche per controllare le dimensioni della milza, che andrà protetta da eventuali rotture (più probabili se ingrossata) molto pericolose. Per tale motivo è meglio tenere il bambino a riposo il più possibile rimandando anche di qualche mese il ritorno alle attività sportive.

Foto: Thinkstock

Fonte: KidsHealt.org