Obesità infantile, una piaga delle società occidentali che fa pendere l’ago della bilancia pericolosamente, verso un livello a dir poco rischioso, che predispone a malattie croniche come il diabete ed ai big killers, sin dalla più tenera età. E mentre nei Paesi del Sud del mondo l’ago oscilla vertiginosamente verso la denutrizione e le patologie correlate, la ricerca da noi cerca in tutti i modi di scovare, nella genetica, nello stile di vita, nell’influenza dei media, nei fast food, nelle abitudini alimentari dei genitori, un capro espiatorio per l’epidemia di bambini obesi. Uno o più fattori imputati da condannare, arginare, su cui intervenire, insomma, per mettere un freno all’annoso problema.
L’ultimo in ordine di arrivo, tra i tanti imputati, è il regime alimentare della madre durante i mesi di gravidanza. Quello che consuma abitualmente la donna mentre è in dolce attesa avrebbe infatti un peso rilevante nella predisposizione del bambino all’obesità una volta nato.
A dirlo è un recente studio condotto da un’équipe di ricercatori della Southampton University (Regno Unito), in via di pubblicazione sulla rivista di divulgazione scientifica Diabetes. Gli autori, coordinati dal dottor Keith Godfrey, hanno monitorato un campione di 300 donne incinte, seguendo la crescita dei loro bambini per tutta l’infanzia.
E’ risultato che, se la mamma esagera con il junk food, il cibo spazzatura, ricco di grassi ed ipercalorico, piuttosto che seguire una dieta sana, il nascituro potrebbe addirittura subire delle modifiche al DNA che lo predisporranno all’obesità
indipendentemente dal fatto che la madre sia di costituzione normale o abbia già problemi di peso. La nutrizione della madre durante la gravidanza può causare importanti cambiamenti epigenetici che contribuiscono al rischio della prole di sviluppare l’obesità durante l’infanzia, ha spiegato Godfrey.
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[Fonte: ASCA]