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Tumore alla prostata e difficoltà di erezione dopo l’intervento: la soluzione nella protesi peniena

 Il tumore alla prostata può essere curato grazie alla chirurgia che prevede l’eradicazione totale della parte malata (prostatectomia). Purtroppo questa soluzione salva-vita ha degli effetti collaterali pesanti sulla sessualità del paziente. Si parla di crisi di coppia addirittura per circa 3 milioni di italiani over 50 in seguito all’intervento chirurgico che comunque rimane necessario. Nel 70% dei casi si manifesta difficoltà di erezione, a causa della resezione involontaria di alcuni nervi fondamentali, siti in prossimità della prostata. E questo nonostante l’esperienza del chirurgo, le tecniche laparoscopiche e mininvasive, addirittura con la precisione del Robot Da Vinci o l’innovativa tecnica “nerve sparing”. In alcuni casi questo disturbo permane nel tempo e l’unica soluzione resta la protesi peniena.  Ma di cosa si tratta e come funziona?

Lo spiega il dottor Stefano Goldoni, andrologo ed urologo nonché responsabile del Centro di Andrologia Chirurgica dell’Ospedale Civile di Pescara.

“Le protesi peniene idrauliche di ultima generazione in grado di produrre un’erezione del tutto simile a quella fisiologica prevedono l’inserimento all’interno dei cilindri naturali del pene, i corpi cavernosi,  di due cilindri artificiali  collegati ad una pompa di controllo, a livello dello scroto, e ad un serbatoio contenente del liquido. L’uomo può così ottenere un’ erezione quando vuole con la stessa sensibilità e capacità di orgasmo presenti prima dell’intervento premendo la pompetta posta sotto la pelle. In questo modo il liquido contenuto nel serbatoio si trasferisce ai cilindri e il pene si indurisce. E la vita sessuale può tornare soddisfacente”.

Purtroppo però, secondo Goldoni sono in pochi a conoscere questa possibilità di risoluzione per l’impotenza post-prostatectomia. Manca un’adeguata informazione, anche nel rapporto medico-paziente, che nasce forse dalla difficoltà di parlare di disturbi della sfera sessuale. Carenza da questo punto di vista c’è anche per gli oltre 400.000 italiani affetti da grave disfunzione erettile non legata a interventi alla prostata e che non risponde a terapie farmacologiche: basta pensare che nell’ultimo anno sono stati effettuati solo 1.200 interventi di protesi peniena.

“Impianti di questo tipo vanno comunque fatti da specialisti andrologi in strutture idonee: particolarmente importante anche un counselling preoperatorio che coinvolga possibilmente anche la partner”.

L’Ospedale Civile di Pescara è in questo senso il centro di riferimento per tutto l’Abruzzo e le Regioni limitrofe.

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4 commenti su “Tumore alla prostata e difficoltà di erezione dopo l’intervento: la soluzione nella protesi peniena”

  1. sono stato operato di tumore alla prostata con il da vinci in urologia 2 al san giovanni in roma dal dott. d’elia. premetto che appena messo piede in quel reparto ho creduto di essere su un’altro pianeta, poiche’ l’e’quipe evidentemente selezionata ha dimostrato un altissimo grado di professionalita’ raramente riscontrabile in altri ambienti simili . Del dott. d’elia dico solo per me e’ un genio. Ma detto cio’ credo che il protocollo previsto dal SSNLin merito ai tumori della prostata sia completamente sbagliato,mi spiego e traduco -ti ho salvato la vita che altro pretendi-non viene presa minimamente in considerazione che la persona operata perde quasi totalmente la propia personalita’ visto dal lato sessuale non si e’ piu’ uomo,per il problema della DE.In america durante l’intervento sulla prostata si esegue anche l,impianto delle protesi a richiesta, si potrebbe fare anche qui’ in italia sempre su richiesta del paziente tenendo presente che una protesi fissa o pieghevole al ssnl costa circa 300 euri e che un giorno di ospedalizzazione in piu’all’incirca 700-800 euri costi sopportabili dal paziente che ne fa specifica richiesta. Sapete benissimo che in seguito il costo economico per molti diventa insostenibile. Mi rendo perfettamente conto degli altri molteplici aspetti sotto il profilo medico sanitario ma voi medici che siete la parte aurea davanti al tavolo operatorio dovreste cominciare a prendere atto anche del dopo dei trauma sia di personalita’ nonche’ psicologiche l’individuo operato va incontro nel resto della vita di coppia che viene minata Saluti giuliano marotti anni 68 moglie anni 56

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  2. @ giuliano:
    Credo che tu abbia perfettamente ragione Giuliano. Di mio posso dirti solo che anche papà è stato operato da d’Elia. Non con il Da Vinci, ma con il metodo tradizionale, prima che il robot arrivasse. E’ un medico molto attento e sensibile.

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  3. Per puro caso sono capitato a leggere quanto sopra, e scopro che esiste questa possibilità di protesi peniena, atta almeno a minimizzare il trauma causato dalla prostatectomia radicale.
    Ritengo che se tale soluzione è realmente valida come qui prospettata, i medici che ne sono a conoscenza e non ne informano il paziente siano da ritenere quantomeno disonesti ed incoscienti.
    Per il fatto di non essere più un “uomo” sto vivendo un vero e proprio inferno, tanto da maledire la volta che ho deciso di sottopormi all’intervento e da preferire la scelta di morire piuttosto che vivere come sto facendo oggi.
    Non voglio dare consigli a nessuno, ma attenzione signori uomini, prima di decidere pensate bene se sia meglio vivere un anno da leone o cento da pecora.
    Oggi io sceglierei uno da leone.
    Sarei anche curioso di sapere se l’impianto della protesi è possibile ad oltre un anno dall’intervento, se è dispensato dal SSN ed in caso negativo quanto sia il costo.

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  4. @ Marco:
    Ciao Marco. Sono l’autrice del Post. Non posso comprendere ciò che prova un uomo nel non riuscire ad avere una erezione, ma le tue parole lo spiegano molto bene. Mi permetto di dissentire un pochino, seppure nel rispetto della tua sofferenza, perché la vita è preziosa e ci sono tanti uomini che la stanno perdendo e darebbero anche ambedue le braccia per poter continuare a vedere il volto dei loro cari e viceversa….ma torniamo al succo della tua richiesta. Cercherò di informarmi con precisione, ma avendo scritto e letto di questo intervento più volte, spesso gli intervistati parlavano di strutture ospedaliere pubbliche, quindi suppongo che rientri nel ssn. Il deficit di erezione. Se si può fare dopo un anno? Credo proprio di si, perché in genere il recupero (se avviene) si manifesta in più mesi. Ma le mie sono ipotesi. Cerco di verificare insieme al costo dell’impianto privato. Comunque tieni presente che non si traterà di una passeggiata, tale intervento. Funziona? Pare di sì secondo i medici, bisognerebbe parlare con chi si è operato e capirne i pro ed i contro. Ci aggiorniamo allora. NB in che città abiti? O in che città ti opereresti? Nel rispetto della Privacy, dovendo chiedere ad un medico queste info, mi rivolgerei ad uno vicino a te, in modo che poi tu possa raggiungerlo eventualmente.

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