Per molte persone non significherà nulla ma a breve tornerà sulle tavole italiane la pajata di bovino, tolta dalla commercializzazione in seguito all’exploit di mucca pazza che colpì il nostro paese nei primi anni di questo secolo.
Nel luglio 2001 venivano infatti messe in atto delle restrizioni ben precise in campo alimentare per evitare contagi e quello di eliminare la pajata ed il cervello bovino dalla commercializzazione perché ritenuti più a rischio è stata una decisione che ha trovato il plauso degli esperti. Non dobbiamo dimenticare gli effetti sull’uomo del prione dell’encefalopatia spongiforme bovina. La malattia di Creutzfeldt-Jakob infatti non è curabile ed ha degli effetti devastanti sul nostro organismo, portandoci ad una demenza progressiva fatale anche dopo 20 anni che abbiamo ingerito l’agente patogeno.
La Coldiretti lavorava da anni per far riammettere questi due alimenti tra i cibi sicuri da consumare ed a quanto pare per l’intestino bovino il via libera è arrivato, mentre per ciò che concerne il cervello dell’animale il divieto di commercializzazione rimane ancora valido. Le modifiche all’elenco digli alimenti consumabili pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 luglio consente non solo ai consumatori di godere di un piatto che non erano più abituati a mangiare, ma ai ristoratori, ai macellatori ed agli allevatori di poter contare su un nuovo strumento per far ripartire la propria economia, aprendo un mercato di vendita che ormai era stato abbandonato. Ringraziando per lo sforzo il Ministero della Salute, la Coldiretti sottolinea in un comunicato:
Viene modificato l’elenco degli organi a rischio e consente di recuperare la colonna vertebrale ma, soprattutto, l’intero pacchetto intestinale. Una decisione che mette fine ad un doloroso divieto […]. La decisione della Commissione Europea è una giusta conseguenza del fatto che dal 2009 non si registrano casi di mucca pazza tra bovini in Italia per il rigido sistema di controlli e per le misure di sicurezza messe in atto anche con grandi sacrifici dagli allevatori.
Va sottolineato che una forte spinta verso questo positivo risultato è stata data dall’Organizzazione mondiale per la sanità animale e dal suo parere positivo: l’istituzione aveva infatti nel maggio 2013 aveva ufficialmente sancito per l’Italia un nuovo stato sanitario per l’encefalopatia spongiforme bovina, passando da un livello di rischio “controllato” ad uno “trascurabile”.
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