Anche quest’anno torna l’appuntamento con la Settimana Mondiale del cervello, promossa e organizzata in Italia dalla Sin (Società italiana di neurologia), in programma dal 12 al 18 marzo. In quest’occasione sono previste una serie di iniziative di informazione e sensibilizzazione su tutto il territorio nazionale, tra cui “Neurologia a Porte Aperte”, un progetto che prevede visite guidate dei reparti e dei laboratori delle strutture ospedaliere per far conoscere il lavoro degli specialisti.
Tra i fattori più importanti per conservare l’efficienza del cervello, ci sono l’attività fisica moderata e costante, la dieta mediterranea e gli esercizi mentali, che come è emerso nel corso di vari studi, aiutano a mantenere attiva la memoria e a ritardare la demenza senile, ma anche la qualità del sonno, l’intensità dei rapporti sociali e i livelli di stress cronico.
Quest’elenco, è il frutto delle ricerche svolte sull’argomento negli ultimi anni sintetizzate da Stefano Cappa, docente di Neuroscienze Cognitive dell’Università Vita e Salute-San Raffaele di Milano, punto di riferimento della Società italiana di neurologia.
L’attività fisica, infatti, è molto importante per la salute del nostro cervello, poiché svolge un effetto protettivo. Bastano 30 minuti al giorno 5 volte a settimana, e va bene qualunque attività sportiva che sia moderata, dalla semplice passeggiata a piedi o in bicicletta, ma anche il nuoto.
Da sempre l’alimentazione riveste un ruolo di primo piano nella salute del nostro organismo, e la dieta mediterranea, in particolare, preserva e migliora le prestazioni del cervello. Maggiori benefici, inoltre, sembrano derivare dai regimi alimentari simil vegetariani, con ulteriori restrizioni dei prodotti animali, zuccheri raffinati e cibi industriali, inevitabilmente ipocalorici.
Gli esercizi mentali come il sudoku i cruciverba e i vari giochi appositamente creati per tenere attivo il cervello, aiutano a rimenere lucidi. Come è emerso nel corso di diverse ricerche, infatti, i lavori intellettualmente impegnativi sono protettivi nei confronti della demenza senile, tuttavia, a differenza dei fattori precedenti, i benefici sembrano avere una durata minore.
Via|Sin – Società Italiana di Neurologia; Photo Credit|ThinkStock