Paolo Ravasin è il presidente della Cellula Coscioni di Treviso. Ha 49 annni ed è malato di SLA, Sclerosi laterale amiotrofica. Paolo è “prigioniero” del suo letto presso la casa di riposo delle Magnolie. Non può muoversi.
Paolo non è nuovo agli appelli. Il 21 luglio scorso aveva diffuso il suo video-testamento biologico. Una testimonianza del suo volere.
Lo Stato intende arrogarsi il diritto di bucare il mio stomaco per introdurvi acqua e cibo: io voglio sottrarmi a questa violenza
Paolo Ravasin rifiuta l’idratazione e l’alimentazione forzata, esplicitamente e nell’eventualità in cui fosse necessartio ricorrervi. Ma nel frattempo Eluana è morta e sulla scena è comparso il disegno di legge Calabrò.
Il 26 marzo il Senato ha approvato questo disegno di legge che è in procinto di passare all’analisi della Camera. Ecco perché Paolo Ravasin rinnova il suo appello. Manda la sua testimonianza video, registrata presso la casa di riposo di Monstier di Treviso, al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e ai presidenti del Senato e della Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini. Il messaggio viene poi oggi presentato nella sala stampa della Camera dei deputati in via della Missione, 4. Con la partecipazione di Emma Bonino, vicepresidente del Senato, Maria Antonietta Coscioni, deputata radicale, Marco Cappato, segretario dell’associazione Coscioni.
Ecco il testo:
Mi chiamo Paolo Ravasin. Il 4 aprile compirò 49 anni. Vivo a Monastier, Treviso, in una casa-soggiorno per disabili. Sono gravemente malato, da molto anni, di sclerosi laterale amiotrofica (Sla), la stessa malattia di cui soffriva Luca Coscioni, nel cui nome vive e lotta l’associazione della quale io mi considero un militante.
Il 21 luglio scorso ho espresso chiaramente le mie volontà, in un video-testamento che si può facilmente trovare su internet, digitando il mio nome. Ancora oggi voglio ripetere che, nel caso in cui le mie condizioni si aggravassero e non fossi più in grado di nutrirmi in via ordinaria, oppongo il mio netto rifiuto a ogni forma di idratazione e alimentazione artificiali, sostitutive della modalità naturale. Tale rifiuto deve essere considerato efficace, anche nel caso in cui dovessi perdere la capacità di esprimere e confermare la mia volontà.
Inoltre, da quel momento, rifiuto qualsiasi terapia medica per la mia malattia, o per eventuali complicazioni che dovessero insorgere, ad esclusione dei farmaci necessari ad alleviare la mia sofferenza, derivante in particolare dalla disidratazione. Infine, oppongo il mio rifiuto ad ogni trasferimento in strutture ospedaliere. Sono perfettamente informato, e dunque pienamente consapevole, delle conseguenze cui vado incontro con queste decisioni, che ancora una volta confermo. Ma adesso ho paura.
Il Senato ha approvato un testo di legge che rappresenta per me – ma in realtà per tutti gli italiani – una minaccia grave e intollerabile. La mia volontà, secondo i fautori di questa politica sciagurata, non conta nulla. Se non sarò più in grado di esprimermi, verrò aggredito in nome della legge.
Lo Stato intende arrogarsi il diritto d’ufficio di bucare il mio stomaco per introdurvi acqua e cibo; oppure, in alternativa, di inserirmi un sondino nel naso, attraverso il quale iniettare allo stomaco il nutrimento, con l’ausilio di una “nutri-pompa”. Io ribadisco che non voglio, assolutamente non voglio essere sottoposto a questi trattamenti. Eppure non potrei impedirlo, perchè la “mia” vita e il “mio” corpo, dicono i sostenitori di questa legge, non sono veramente miei. (E di chi sono, allora?).
Dicono anche che idratazione e alimentazione artificiali non sono terapie, neppure se somministrate in questa forma, contro ogni evidenza e nonostante il parere opposto di tutta la comunità scientifica internazionale. Perciò la vita artificiale potrebbe venirmi imposta, se necessario con la forza, in nome di un principio pseudo-religioso, oscurantista e dogmatico.
E’ in corso il tentativo di trasformare l’Italia in uno Stato confessionale, o addirittura teocratico, sulla pelle dei tanti che si trovano nella mia stessa condizione. Ebbene, io non ci sto. Non ho intenzione di sottostare a questo malvagio arbitrio. Se questa legge contro il testamento biologico – dunque contro tutti gli italiani – dovesse essere approvata in via definitiva, mi opporrò in tutte le sedi possibili, con le mie poche forze e l’aiuto dei miei cari, per rivendicare il rispetto della mia volontà. Intendo sottrarmi a questa violenza inaudita e gratuita, a qualsiasi costo, sino alle estreme conseguenze.
Mi auguro che tanti cittadini, di tutti gli orientamenti politici o religiosi, facciano sentire nei prossimo giorni la loro voce, affinché non venga portato a termine questo scempio contro lo Stato laico e di diritto.