Sono almeno 10mila le vittime del supertifone Haynan che ha colpito in questi giorni le Filippine. Un bilancio sanguinoso in materia di vittime che apre uno scenario che non può essere non considerato; quello di un’ emergenza sanitaria da affrontare.
Non si parla solamente della mancanza di acqua potabile e dei problemi che un cataclisma naturale come questo può apportare a livello logistico quando della pericolosità delle infezioni che possono nascere ed espandersi a macchia d’olio. Pensiamo al colera, alle contaminazioni di Escherichia Coli, ai corpi delle persone morte nella furia della tempesta che rischiano di non trovare sepoltura a lungo alimentando una coltura batterica già di per sé molto pericolosa.
Succede nelle Filippine ed è successo ad Haiti qualche anno fa dopo il terremoto: il rischio di contaminazioni ed epidemie è molto ampio. Ovviamente tutto ciò è dovuto all’eccessiva promiscuità di coloro che si sono salvati dalla furia del supertifone e dalla scarsa igiene che la distruzione portata dallo stesso ha causato. La mancanza di elettricità, di strutture, di servizi igienici funzionanti diventano con il passare dei giorni forse più pericolosi della tempesta stessa. Soprattutto se relazionata ai bisogni primari delle persone che si trovano a dover sopravvivere in condizioni davvero improponibili.
Le Nazioni Unite hanno confermato il loro appoggio ed aiuto alle autorità filippine in questo difficile momento, nel quale un soccorso immediato dei sopravvissuti può davvero fare la differenza tra la vita e la morte sul lungo periodo. Sarà necessario provvedere affinché tutti i cadaveri vengano rimossi con attenzione e completamente e bisognerà dare modo alle persone di poter mettere in atto ogni protocollo possibile per evitare infezioni, fornendo loro sia i mezzi che i medicinali necessari per affrontare almeno le prime emergenze. Sono queste le cose che fanno la differenza nel corso di un’emergenza sanitaria che con molta probabilità necessiterà di tempo per essere risolta.
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