I detenuti delle carceri hanno più probabilità rispetto a coloro che non hanno mai messo piede in una cella di avere la pressione alta, anche da giovani. Non solo. Il carcere pare aumenti la possibilità di sviluppare un pericoloso ispessimento del ventricolo sinistro del cuore.
Alcuni ricercatori hanno da tempo notato che i detenuti sono a maggior rischio per le malattie infettive come l’HIV, l’epatite e la tubercolosi, ma non era noto se essi avessero maggiori probabilità di sviluppare alcune patologie croniche come l’ipertensione. Oggi invece sappiamo che anche quest’altra malattia va ad unirsi con le altre “patologie da cella“, insieme anche ad altri fattori di rischio per le malattie cardiache. I ricercatori hanno inoltre rilevato che l’associazione era più forte per gli uomini, ed in particolar modo per quelli di colore ed i meno istruiti, stando ai dati forniti dall’autore dello studio Dr. A. Emily Wang della Yale University School of Medicine.
Non è che sono neri. Non è che sono poveri. Non è il fumo o la cocaina o le anfetamine o il bere molto. Abbiamo corretto tutto questo. C’è qualcosa di specifico in chi è stato incarcerato in merito a queste patologie.
Questo “qualcosa di specifico” secondo alcuni esperti potrebbe essere l’aumento dell’ostilità o degli ormoni dello stress legati alla detenzione, fattori di rischio già noti per l’ipertensione e l’aterosclerosi. Wang e i suoi colleghi della U.C.S.F. e dell’Università di Birmingham in Alabama hanno analizzato i dati coronarici dei soggetti a rischio, seguendo più di 5.000 giovani provenienti da quattro città degli Stati Uniti tra i 18 e i 30 anni.
Dopo cinque anni di osservazione è stato rilevato che il 12% dei detenuti che non presentavano pressione alta all’inizio dello studio, l’avevano sviluppata in questo lasso di tempo. Negli anni successivi, secondo gli scienziati, il numero dei detenuti che mostravano segni di ipertensione sono saliti fino al 60%. Anche se l’aumento non era statisticamente significativo, essi sono apparsi più a rischio di sviluppo dell’ipertrofia ventricolare sinistra, un ispessimento della parete del ventricolo sinistro del cuore, che spesso porta ad alta pressione del sangue e rischio di attacco cardiaco, insufficienza cardiaca e arresto cardiaco improvviso. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Archives of Internal Medicine.
[Fonte: The New York Times]