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Cervello dopo ictus, scoperto meccanismo di autodifesa

Uno studio condotto dai neurologi dell’Università Cattolica – Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma ha scoperto un raffinato meccanismo di autodifesa messo in atto dal cervello dopo che si è verificato un ictus.

Nello specifico, i neurologi hanno notato che dopo l’attacco il cervello mette in atto un meccanismo utile per arginare il danno causato dall’evento e che si traduce nel cambiamento dello schema di comunicazione tra diverse aree cerebrali. L’obiettivo, importante ai fine del trattamento sul paziente, è quello di isolare e circoscrivere il più possibile l’attività neurale patologica dovuta all’ictus stesso e salvaguardare l’attività neurale fisiologica, sana.

Sulla base di questa scoperta, in futuro, studiando con un elettroencefalogramma (EEG) le modifiche delle connessioni cerebrali nei giorni immediatamente successivi all’ictus si potrebbero avere informazioni sul grado di recupero che potrà ottenere il paziente e quindi personalizzare le terapie riabilitative. Una scoperta che rappresenta dunque un importante passo in avanti nel trattamento dei pazienti colpiti da ictus. Il dottor Caliando ha sottolineato l’importanza di questo studio:

Si tratta di uno studio condotto registrando l’attività elettroencefalografica in pazienti con ictus in fase acuta (entro i primi 5 giorni dall’ictus). Le modifiche della connettività funzionale nella fase acuta dell’ictus sono probabilmente il frutto di una complessa interazione tra meccanismi legati al danno ischemico e meccanismi di compenso messi in atto dal cervello. L’identificazione di specifici cambiamenti della connettività funzionale, che permettano di prevedere il grado di recupero clinico dopo l’ictus, può consentire la pianificazione di interventi riabilitativi personalizzati

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