Dal 10 al 16 febbraio è prevista la campagna “Al cuor non si comanda” per sensibilizzare la popolazione sul problema della morte cardiaca improvvisa: una patologia veloce, silenziosa e letale. Le vittime ogni anno nel nostro pese sono circa 60mila e spesso tra di loro vi sono giovani e sportivi: due categorie solitamente non a rischio o protette.
Prevenire in questo caso è l’unica cura. Ricordate Piermario Morosini e Vigor Bovolenta? Parliamo di due atleti professionisti rispettivamente nel calcio e nel volley colpiti proprio da morte cardiaca improvvisa: due persone tenute costantemente sotto controllo. Bisogna però fare di più. Quindi far salire di livello la prevenzione e contemporaneamente migliorare anche l’assistenza. Se nel corso di visite vengono registrati sintomi sospetti o si ha una storia di famigliarità, è necessario compiere delle ricerche mediche più approfondite facendo anche in modo tale, soprattutto in luoghi come palestre e campi sportivi di ogni livello, far si che vi siano a disposizione dei defibrillatori automatici.
Non solo: è strettamente necessario che le persone, in numero più ampio possibile, conoscano le nozioni base della rianimazione cardiopolmonare. Conoscere queste tecniche potrebbe rappresentare in alcuni casi la differenza tra la vita e la morte, letteralmente. La campagna “Al cuor non si comanda”, che lo ripetiamo, si svolgerà dal 10 al 16 prossimi nell’ambito della “Settimana del cuore”, raccoglierà fondi per finanziare progetti di ricerca e corsi di formazione e prevenzione sulla morte cardiaca improvvisa tra gli studenti italiani e l’acquisto di almeno 60 defibrillatori. Cesare Prandelli, allenatore della Nazionale di Calcio, parteciperà alla realizzazione di uno spot come testimonial della Campagna.
Il fatto che si vuole evidenziare attraverso questa campagna di sensibilizzazione è che la morte cardiaca improvvisa, sebbene rara nei giovani, può essere prevenuta e combattuta scavando sulla presenza di cardiopatie genetiche aritmogene, ovvero quelle patologie genetiche che possono provocare aritmie come la fibrillazione ventricolare. Non solo: per far riprendere il cuore è necessario uno “shock elettrico” che dia al cuore quella scossa (ecco il perché dei defibrillatori, N.d.R.) in grado di far ripartire il cuore. Ed in attesa di questo, la rianimazione cardiopolmonare è vitale per la sopravvivenza. Per questo motivo è necessario che sia conosciuta da più persone possibile. Per maggiori informazioni sulla campagna consultate il sito ufficiale della fondazione organizzatrice.
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