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Il principio attivo del Viagra fa bene al cuore, lo studio italiano

Il Viagra, finora usato solo per i disturbi di natura sessuale come la disfunzione erettile (impotenza), e ritenuto pericoloso per il cuore, avrebbe al contrario effetti benefici su alcune malattie cardiovascolari. A sostenerlo è uno studio condotto da un team di ricercatori della Sapienza di Roma, pubblicato sulla prestigiosa rivista “Circulation”.

Gli esperti, infatti, hanno dimostrato come il principio attivo del Viagra, il sildenafil citrato, sia in grado di agire su una molecola bersaglio coinvolta nelle trasformazioni cardiache indotte dal diabete mellito, la fosfodiesterasi di tipo 5.

Il diabete, infatti, così come l’ipertensione o le altre patologie a carico del sistema circolatorio, come è stato osservato con una particolare tecnica di risonanza magnetica, può provocare un ingrossamento del cuore, con conseguente alterazione del ventricolo sinistro, che durante il battito cardiaco si contrae di meno.

Il professor Andrea Lenzi, coordinatore della ricerca, ha spiegato che:

Questi dati potrebbero aprire le porte a una nuova classe di farmaci anti-rimodellamento, in grado di contrastare lo scompenso cardiaco che rappresenta una causa di morte nel paziente diabetico. Tale risultato mi rende particolarmente orgoglioso perché il successo della ricerca viene da un gruppo di giovani studiosi, Elisa Giannetta e Andrea Isidori a testimoniare, che l’università italiana è ancora in grado di investire nelle giovani risorse e competere con ricerche di livello internazionale.

La cosiddetta pillola blu, in grado di agire sulle strutture vascolari del pene, favorendo l’afflusso sanguigno e di conseguenza facilitando l’erezione, è sempre stata guardata con sospetto sin dalla sua prima apparizione sul mercato a causa dei suoi temibili effetti collaterali, dovuti essenzialmente ad un’associazione sbagliata con altri medicinali. Il farmaco, infatti, è controindicato per i pazienti che assumono medicinali coronarodilatatori.

Lo studio italiano è certamente interessante, e potrebbe aprire la strada ad una nuova classe di farmaci per la cura della cardiomiopatia diabetica.

Via|Circulation; Photo Credits|ThinkStock