Il mal di schiena è una patologia che affligge, in tutto il mondo industrializzato, per una media quantificabile pari all’80% della popolazione. Solo nel nostro paese sono almeno 15 milioni le persone che soffrono di questa patologia e dei dolori ad esso correlati, sia causati da malattie di tipo degenerativo che da traumi. Il costo sociale di questo malessere può essere contrastato con l’utilizzo della chirurgia mininvasiva: peccato che ci sia bisogno di migliorarne l’accesso.
Quando si parla di costi sociali elevati non si prende in considerazione solo il discorso dell’assistenza medica che lo stato deve affrontare per ogni cittadino, ma anche i giorni di lavoro persi dai malati per via dell’impossibilità di sostenere una adeguata attività lavorativa. Fortunatamente la medicina può contare su diversi strumenti per affrontare il problema: manca però a monte un approccio ben definito per l’accesso a queste soluzioni.
Sul tema è stato recentemente fatto il punto della situazione grazie ad un convegno tenutosi presso il Senato della Repubblica che ha visto i più alti esponenti della Società Italiana di Neurochirurgia e delle associazioni di settore, mettere in campo le proprie informazioni e proprie proposte. Si è discusso di come il progresso tecnologico abbia in qualche modo favorito l’approccio medico relativo al mal di schiena ed alle patologie dolorose ad esso collegate, e dei costi degli interventi.
E si è stabilito che se si sarà in grado di trovare un giusto metodo di messa in atto, sarà possibile, sul lungo periodo, riuscire ad archiviare un notevole risparmio, sia economico che sociale.
E? innegabile però che nonostante tutto la prevenzione debba ancora avere un ruolo chiave, visto che nei paesi occidentali non solo le patologie, ma anche le cattive abitudini di vita ed alimentari gravano sulla colonna vertebrale delle persone.
Agire attraverso degli interventi chirurgici percutanei mininvasivi porta ad un recupero migliore “dell’assetto anatomico – funzionale della colonna vertebrale”, al quale bisogna aggiungere una quasi certa riduzione sostanziale del trauma chirurgico, e delle complicanze post operatorie. Motivazione per la quale, è stato deciso, in sede di dibattito, che il Sistema Sanitario Nazionale dovrebbe aggiornare i suoi protocolli in materia.
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