Nell’ozio estivo, sulle sdraio a bordo mare o sulle terrazze panoramiche dei rifugi di alta montagna, tutti abbiamo sentito parlare di diete e di sovrappeso. Sull’argomento obesità grava la premessa che non è soltanto l’anticamera di numerosi problemi (come può verificarsi per il semplice sovrappeso) ma è uno stato morboso che mette a rischio il presente e non solo il futuro dei pazienti. Le statistiche sanitarie dimostrano, senza incertezze, che l’aspettativa di vita dei grandi obesi è fortemente ridotta rispetto ai coetanei di peso normale o solamente in lieve sovrappeso.
Tutti i medici che hanno avuto in cura dei pazienti gravemente obesi sanno bene che oltre certi livello di eccesso ponderale neppure le diete più severe, né l’aiuto dei farmaci, né le terapie cognitivo-comportamentali, servono a sbloccare il problema, considerata anche la difficoltà di rieducare questi pazienti ad un minimo eserciz:io fisico, compatibile con le loro residue capacità cardiorespiratorie e di movimento.
E’ vero che l’obesità può essere “facilmente” prevenuta, specialmente nei giovani, ma una volta instauratasi diventa, per una serie di motivazioni, un fenomeno autoperpetuante, tanto da giustificare il crescente coinvolgimento dei chirurgi verso soluzioni di effetto più immediato e durevole. Tuttavia, pur consapevoli dell’impotenza dei loro mezzi, gli “internisti” non hanno mai accettato concettualmente gli interventi chirurgici di bypass, rivolti a scavalcare una parte dell’ intestino tenue, escludendolo dalle sue funzioni primarie.
In effetti, i vecchi interventi di by-pass sovvertivano la fisiologia digestiva con risultati anche clamorosi sulla perdita di peso che, tuttavia, non provenivano dalla normalizzazione del comportamento alimentare ma dal “malassorbimento intestinale” creato dalle alchimie chirurgiche. Per i grandi obesi la chirurgia può diventare una scelta obbligata ma deve essere un’opzione condivisa con un internista competente che dovrà impegnarsi a seguire il paziente anche nei mesi e negli anni successivi all’intervento, perché qualunque sia la tecnica chirurgica prescelta il paziente dovrà sempre sottostare a delle regole dietetiche e a dei controlli periodici.
Inoltre, è doveroso che gli obesi siano informati chiaramente, non soltanto sui consueti rischi operatori che iniziano già con l’anestesia, ma ancor di più sul tipo di vita che dovranno affrontare dopo il bypass, un aspetto della questione sul quale troppo spesso si tende a glissare. Troppe volte si minimizza il fatto che per un lungo periodo (almeno per un anno) gli operati di bypass intestinale avranno ogni giorno molteptici scariche diarroiche. Questo perché il loro dimagrimento deriva dal “malassorbimento” e non dalla stimolazione meccanica del senso di sazietà, come invece accade negli interventi restrittivi di “bendaggio gastrico” o dopo l’applicazione dell’innocuo palloncino intragastrico.