Quando si parla di diabete, non si affronta solamente una semplice patologia, ma un’intera rete di disturbi correlati tra loro che spesso si trasformano in fattore di rischio l’uno per l’altro. Soprattutto quando si parla del cuore e dell’attività cardiovascolare è necessario tenere sotto controllo tutte quelle “variabili” che possono compromettere la salute come un eccesso di peso corporeo, un livello di colesterolo sballato nel sangue e la pressione alta.
I nuovi farmaci antidiabetici entrati in commercio associano al controllo degli zuccheri nel sangue un effetto favorevole anche rispetto alle problematiche correlate alla malattia sopra citate, senza per questo apportare problemi d’ipoglicemia. Due fattori cruciali per garantirsi una sopravvivenza adeguata in caso di diabete. Uno scompenso dei valori del sangue e l’obesità sono quasi sempre alla base di problemi cardiovascolari gravi che possono sfociare nello sviluppo di ictus o infarto.
Uno studio presentato al 24° congresso della Società Italiana di Diabetologia, in corso questi giorni a Torino, ha regalato agli esperti presenti una fotografia abbastanza chiara della situazione italiana. Il 17% dei pazienti che si presentano nei centri diabetologici sparsi per il nostro paese per una prima visita, è solitamente affetto da una condizione di diabete di tipo due da almeno 7 anni (in media, N.d.R.). In particolare, a risultare sfasati sono i valori di emoglobina glicata, la pressione sanguigna e il colesterolo cattivo.
Tre elementi riconducenti a problemi cardiovascolari. Commenta il dott. Giorgio Sesti, Professore di Medicina interna all’Università di Catanzaro:
Scopo della terapia del diabete di tipo 2 deve essere il controllo, fin dalle prime fasi della malattia, dei valori glicemici, ma è ormai riconosciuto che un corretto trattamento non può prescindere dal perseguimento di obiettivi terapeutici legati ai fattori di rischio cardiovascolare quale il peso corporeo, la pressione arteriosa e altri.
La messa a punto di principi attivi come il liraglutide ha dato modo ai ricercatori di dare un valido contributo alla diabetologia fornendo ai pazienti un medicinale in grado di contenere il valore del glucosio nel sangue e contemporaneamente tenere sotto controllo i maggiori fattori di rischio cardiovascolare, veri e propri alleati negativi del diabete.
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