Può il diabete rappresentare una discriminante all’assunzione presso le Poste per un ragazzo in buone condizioni di salute? A quanto pare la risposta è positiva. E’ ciò che è successo in provincia di Bergamo ad un giovane che aveva ogni requisito necessario per divenire portalettere.
Il ventiduenne è rimasto esterrefatto quando si è visto rifiutare l’assunzione per il fatto di essere affetto da diabete di tipo 1. Avendo superato le selezioni avrebbe dovuto iniziare a lavorare il 2 aprile. In questi giorni l’amara sorpresa: gli hanno comunicato in forma scritta di non presentarsi al lavoro specificando “non assumiamo diabetici”. Secondo i medici che lo hanno in cura, il giovane, dotato di una particolare macchinetta che gli rilascia insulina al bisogno, il ragazzo non è invalido e può svolgere qualsiasi lavoro. La risposta delle Poste è stata più scioccante (quasi) del primo rifiuto.
I certificati medici confermano che potrebbe lavorare, ma per la tutela del ragazzo abbiamo creduto opportuno non assumerlo.
La vicenda è stata resa nota attraverso l’associazione “Diabete Onlus”. Il giovane non è mai stato fermo, finora ha lavorato dove possibile, addirittura come pony pizza. Quella delle Poste sarebbe stata un’opportunità grandiosa, sebbene temporanea (tre mesi di contratto, N.d.R). Il ventiduenne è giustamente amareggiato e si chiede come sia possibile un comportamento del genere. Se è perfettamente sano secondo la medicina moderna, perché le sue condizioni di salute dovrebbero essere inaccettabili per le Poste? Non si può fare altro che pensare a quante persone vivano la sua stessa situazione. Lui ha deciso di denunciare i fatti, tentando di capire perché è stato sottoposto a tale discriminazione, che non possiamo che essere d’accordo, non è di un paese considerabile civile.
Ancor più dura nel suo commento ufficiale la Società Italiana di Diabetologia che definisce l’accaduto come uno schiaffo alla società civile. Spiega Stefano del Prato, il presidente:
Lo stigma e il pregiudizio, supportati da una buona dose di ignoranza, hanno ancora la meglio sulla ragione e sulla scienza. E’ ormai scientificamente dimostrato che la persona con diabete può, proprio grazie all’insulina e agli altri eventuali farmaci, svolgere qualsiasi attività. Tra le 250.000 persone con diabete di tipo 1 vi sono atleti, scalatori, ciclisti, calciatori professionisti, top manager, senatori e deputati della Repubblica. Duole e indigna, pertanto, leggere di tali ingiustificate, deprecabili discriminazioni.
Cosa ne pensate? Secondo voi è giusta una simile discriminazione? Per quale motivo proibire al giovane di lavorare dopo aver passato le selezioni?
Photo Credit | Poste Italiane
a 40anni ho scoperto di essere diabeticio, del tipo melito , holavorto come muratore fino
a 65 anni, mestiere olto più pericoloso del portalettere, ho superato gli ottanta, la
discriminazione subita dal ragazzo è vrgognosa.
io non ho il diabete, ne nessun’altra malattia, ma alle poste non posso essere assunto perchè non vengo dal sud ma sono nato e abito al nord e quindi non ho i “requisiti” sufficienti. La discriminazione subita da chi è nelle mie condizioni è peggio di quella subita da quel povero ragazzo.Prima di scrivere certe cose pensateci. Si parla tanto di diritti ma manca proprio il minimo della logica per intavolare una discussione, quindi stendere un pietoso velo è l’unica cosa che si può fare.
@andrea fava:
le discriminazioni sono becere in ogni caso. Nel suo e in quello del ragazzo. Ma penso che sia proprio il velo pietoso che non dobbiamo stendere ma incavolarci ed in molti.
scusa ma da quando venire dal sud è un requisito? dove l’Hai fatta la domanda? Alle poste di paperopoli? Perdonami, ma di discriminazioni se vuoi ce ne sono tante, ma su questa e sul fatto che uno sano vive una discriminazione in quanto tale e perché abitante al nord. ….. Sì. Stendiamolo questo velo pietoso.;=)
Sono affetto da diabete melito di tipo 2 da vent’anni e sono insulino dipendente. Ho sempre fatto una vita normale (a volte pure esagerata). Essere diabetico non mi ha mai impedito di lavorare e viaggiare. A 56 anni ho deciso di emigrare oltre oceano senza l’appoggio di nessuno. Oggi a 63 anni vivo e lavoro in un paese straniero senza nessuna complicazione. Non capisco le ragioni per cui è stato rifiutato il lavoro a questo ragazzo, spero che la legge consenta di dare giustizia a questa assurda discriminazione.