Dopo giorni di incertezza e di condizioni gravi ma stabili, migliora il medico italiano di Emergency contagiato dall’ebola e ricoverato al Lazzaro Spallanzani di Roma, il centro di riferimento italiano per la malattia. Finalmente i sanitari hanno potuto ricominciare ad interagire direttamente e consciamente con l’uomo.
Fino ad ora infatti, con l’aggravarsi delle sue condizioni, il medico italiano d’Emergency è stato tenuto sotto sedazione e collegato ad un respiratore per aiutare il suo corpo a riprendersi mentre lo stesso era sottoposto a diverse cure sperimentali in un momento in cui la sua sintomatologia era apparsa più virulenta che mai tra febbre alta ed esantema diffuso su tutto il corpo. Ma come avevano detto gli esperti la speranza non doveva essere persa: talvolta alcuni malati prima di migliorare peggiorano sensibilmente. Ed è proprio quello che è successo con il paziente zero italiano: dopo alcuni giorni di crollo fisico al punto di doverlo collegare ad una macchina in grado di simulare la sua normale respirazione ed un trasferimento in terapia intensiva ora l’uomo è stato staccato dal respiratore automatico e risponde agli stimoli verbali interagendo con i propri medici.
Si tratta di un importante passo avanti nelle sue condizioni. La prognosi, come è stato sottolineato nel bollettino medico ufficiale è ancora riservata, ma è innegabile che vi siano maggiori speranze nei confronti di una guarigione dall’ebola. I farmaci sperimentali contro l’ebola ancora non sono stati rivelati. Si è solo specificato che sono gli stessi già utilizzati in altri paesi europei e negli Stati Uniti.
Intanto i ricercatori dello Spallanzani hanno reso noto di aver messo a punto un dispositivo portatile di analisi genetica che in meno di 75 minuti consente di identificare la presenza del virus dell’ebola nel sangue. Esso è stato pensato per poter eseguire una diagnosi precoce al fine di limitare i possibili contagi. Il test consente di poter rilevare la presenza della malattia in campioni molto piccoli e diluiti.
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