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Ebola, caso sospetto in California

Un caso sospetto di ebola è al momento in isolamento presso un ospedale di Sacramento, in California. Lo hanno riferito i media americani in attesa dei risultati delle analisi svolte dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattia di Atlanta.

 

La struttura dove il paziente è ricoverato, il South Sacramento Medical Center,  ha rilasciato un comunicato stampa al riguardo dove spiega che sebbene ancora non sia arrivata alcuna conferma che si tratti del virus ebola, al fine di proteggere gli altri pazienti del nosocomio, i medici hanno preferito prendere tutte le precauzioni del caso mettendo in quarantena il possibile malato.

Intanto anche in Austria sono stati rilevati due casi sospetti: due uomini giunti dalla Nigeria sono stati ricoverati nell’ospedale di Voecklabruck nell’Alta Austria, perché sospettati di essere stati contagiati. Anche in questo caso si è in attesa del risultato delle analisi specifiche. In Liberia, uno degli stati dove l’epidemia è più forte, gli Stati Uniti hanno inviato due robot in grado di disinfettare in modo rapido luoghi e superfici grazie all’utilizzo di raggi ultravioletti speciali, gli UV-C: gli stessi utilizzati di solito sulle lampade con luce germicida. Essi sono capaci di agire direttamente sul DNA uccidendo una grandissima serie di batteri e virus. Si tratta di robot speciali, già utilizzati in alcune strutture statunitensi, opportunamente tarati per per distruggere il virus dell’ebola.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità non rimane a guardare.E’ al vaglio degli esperti la messa in atto di una terapia, il più velocemente possibile, basata sul sangue di chi è sopravvissuto all’infezione. Questo atto si rende necessario perchè i farmaci sperimentali o sono in poche dosi o non sono ancora pronti all’uso. Il plasma di chi è guarito invece contiene gli anticorpi sviluppati dalla malattia e potrebbero aiutare il sistema immunitario di chi ha contratto l’ebola a combattere l’infezione. Commenta David Wood, coordinatore della squadra di esperti dell’OMS. sui media londinesi:

Alcuni studi suggeriscono che usare il sangue dei sopravvissuti può essere una strategia di successo. Nel 1995 nella Repubblica democratica del Congo, 7 persone infettate su 8 hanno ricevuto questa terapia e sono sopravvissute all’epidemia, che ha avuto un tasso di mortalità dell’80%. Anche se le ricerche finora hanno dato risultati contrastanti, vale la pena di provare questa strada visto il bilancio delle vittime.

Ogni possibilità deve essere vagliata.

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