Sono già 15 le vittime dell’epidemia di ebola in corso in Uganda, nel continente africano. Il contagio è scoppiato all’inizio di luglio nel distretto occidentale di Kibale. La notizia è stata confermata solo ora da un portavoce del ministero della sanità ugandese, Dennis Lwamafa, secondo le cui fonti i possibili malati in tutto sarebbero 178. Per sedici di loro è scattata la quarantena in ospedale.
Le ultime epidemie di ebola del paese si sono verificate nel 2000 e nel 2007 con rispettivamente 120 e 37 decessi. Secondo alcune testimonianze raccolte dal quotidiano statunitense Usa Today, il contagio sarebbe partito da una bambina di tre anni, scomparsa per la malattia ed almeno undici delle quindici vittime sarebbero collegate a lei perché parenti o amici della famiglia presenti al funerale della piccola. Anche sua madre, dirigente sanitaria dell’ospedale di Kampala, la capitale, è deceduta in seguito al contagio.
L’ebola è una malattia virale che causa gravi febbri emorragiche. Dal 1976, anno della sua scoperta, sono stati isolati quattro ceppi, di cui tre mortali. Si tratta di una patologia che si trasmette con il contatto. Sudore e saliva, nel caso di starnuti o baci, sono i canali preferenziali della diffusione tra uomo e uomo, anche se il primario veicolo di infezione è animale-uomo, attraverso fluidi infetti. Il virus persiste anche nel sangue e nel vomito, e nelle deiezioni. La trasmissione non avviene per via aerea.
La sua pericolosità viene percepita come limitata in quanto a possibili episodi pandemici per via del suo manifestarsi spesso in aree rurali e chiuse, nelle quali il contatto tra persone è ristretto in merito all’area geografica di interesse. E’ però altrettanto vero che nelle aree dove si diffonde il contagio è molto forte e quasi sempre mortale. In Uganda intanto il presidente Yoweri ha pubblicamente vietato il contatto fisico tra individui per tentare di arginare la malattia.
Fonte | OMS
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