E sono due: dopo i cetrioli, ora è la soia la vittima dell’imprudenza di alcuni ricercatori che avevano indicato nei suoi germogli il vettore del contagio. L’Istituto di Ricerca Sanitaria che sta effettuando le indagini, il quale ha ammesso di non aver ancora concluso completamente la sua ricerca, ha spiegato che tende ad escludere il coinvolgimento della soia.
Dei 40 campioni prelevati dall’azienda della Bassa Sassonia ritenuta responsabile del contagio, 23 ne sono stati analizzati, e finora nemmeno uno è risultato positivo al batterio dell’Escherichia coli del ceppo 0104:H4. E così anche l’azienda, che si è sempre dichiarata estranea al contagio in quanto non ha animali nei suoi campi e non usa concimi di origine animale, potrà ora chiedere i rimborsi.
Rimborsi milionari che l’Europa sta concordando per colmare almeno in parte le perdite (miliardarie) del settore. Ad essere colpiti infatti non sono solo i coltivatori spagnoli che, dai cetrioli in poi, non hanno venduto nemmeno una foglia d’insalata all’infuori dei confini nazionali, ma anche tutti gli altri produttori europei, italiani compresi, che hanno visto il crollo delle vendite della verdura, e non solo.
Sul fronte del contagio, i casi salgono a 2.300, con il primo caso registrato in Canada. Ad annunciarlo è Arlene King, responsabile sanitario dell’Ontario, il quale ha spiegato:
Test preliminari hanno confermato la presenza di una tossina compatibile con l’attuale epidemia di E.Coli in Europa, ma per dei risultati completi servirà ancora qualche giorno.
La persona che si è ammalata, come i due statunitensi e gli altri europei non tedeschi, era stata in Germania fino a pochi giorni fa, e sicuramente avrà contratto il batterio come tutti gli altri nella zona tra Amburgo e Brema. Intanto in Italia il Ministro Fazio ha annunciato di aver ordinato una serie di controlli locali, anche non solo sui singoli prodotti vegetali, non perché ci siano sospetti di contagio, ma in questi casi in cui gli investigatori brancolano nel buio, meglio non lasciare nulla al caso.
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[Fonti: Repubblica; Corriere della Sera]