E nella pattumeria della semplificazione legislativa finirono non solo i cibi avariati, ma anche le leggi che punivano i responsabili della messa in commercio di prodotti adulterati. Un altro triste capitolo per la sicurezza alimentare italiana è stato scritto, e porta la firma del ministro leghista Roberto Calderoli.
La vendita di mozzarelle blu, di pesce esposto ad alte temperature al mercato ittico, di cozze tossiche, di maiali contaminati da diossina, erano tutti reati punibili con multe salate e finanche l’arresto in base alla legge sulla Tutela degli alimenti numero 283 del 30 aprile 1962.
Erano. Perché con l’entrata in vigore della legge numero 246 del 28 novembre 2005 sono state cancellate, con un colpo di bacchetta magico tutt’altro che divertente per la salute dei consumatori, tutte le disposizioni legislative anteriori al primo gennaio 1970. O meglio non tutte, quelle ritenute indispensabili sono state reintegrate in un apposito elenco, ma la 283 del 1962 non figura tra quelle non eliminate dalla casa delle libertà.
Il procuratore di Torino Raffaele Guariniello ha già avvisato il ministro della Salute Ferruccio Fazio dei rischi di una simile carenza legislativa e Fazio si è subito attivato per correre ai ripari.
Ma intanto il vuoto legislativo resta e oggi che accade se ci sentiamo male dopo aver mangiato cibo avariato? Chi paga? Da metà dicembre non c’è più il reato, e dunque nemmeno le pene. Chi vendeva prodotti adulterati veniva punito con multe fino a 46mila euro e con il carcere dai 3 mesi ad un anno. E ora? Resterà impunito. O almeno se non si prenderanno subito dei provvedimenti, fornendo ai magistrati gli strumenti legislativi con cui intervenire, ad oggi scomparsi nel rogo, mica poi tanto simbolico se manda in fumo la tutela della salute pubblica.
Nel frattempo, niente sequestri preventivi dei NAS, niente punizioni per chi ci intossica e ci fa ammalare di epatite, salmonellosi e colera. Capire che tutto questo è sbagliato, beh anche questo è molto semplice, caro Calderoli.
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