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Sclerosi multipla, Pisa apre a sperimentazione metodo Zamboni

 Le ultime notizie giunte sulla sclerosi multipla e la sperimentazione di terapie innovative come quella conosciuta sotto il nome di metodo Zamboni  all’estero hanno finalmente portato al risveglio della ricerca in tal senso anche nel nostro paese. Il prossimo 16 agosto infatti verrà aperto grazie alla Regione Toscana, il primo studio sperimentale e randomizzato per la “diagnosi e la terapia della insufficienza venosa cronica cerebro-spinale (CCSVI) in pazienti affetti da sclerosi multipla”.

Si tratta di un grandissimo passo avanti nella ricerca. Dopo le  ipotesi ventilate dal prof. Paolo Zamboni, di una correlazione tra CCSVI e la sclerosi, sono stati moltissimi i pazienti che dopo aver ritenuto di primaria importanza l’eliminazione di questa patologia vascolare  al fine di ottenere miglioramenti della propria condizione  si sono recati all’estero per cercare di trovare nosocomi in grado di offrire loro un trattamento in tal senso.

Alcuni si sono rivolti a strutture private, altri hanno intrapreso “viaggi della speranza” all’estero, soprattutto nell’Europa dell’est per sottoporsi ad una angioplastica percutanea con palloncino, una delle maggiori tecniche utilizzate per combattere la CCSVI.  In Italia ovviamente si è acceso un dibattito sull’efficacia del “metodo Zamboni”. Cosa accaduta anche in Canada, dove però da qualche tempo è partito uno studio sostenuto economicamente dallo stesso governo canadese, in seguito alla richiesta dei cittadini.

Lo studio pisano parte dalla possibilità di verificare o meno le ipotesi del chirurgo italiano al fine di poter dare ai pazienti affetti da sclerosi multipla le giuste speranze. Parliamo, lo ricordiamo, di una ricerca che risponde pienamente alle recenti direttive imposte dal Consiglio Superiore di Sanità. Quello  pisano è soltanto uno degli studi randomizzati in procinto di partire nel nostro paese sulla tematica.

Nello specifico saranno sessanta i pazienti che entreranno a far parte della sperimentazione, in due fasi ben distinte. La prima metà di malati sarà sottoposta al trattamento della CCSVI nella prima fase; il secondo gruppo sarà chiamato a sostenere il trattamento nella seconda.

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Fonte: Estense