Buone notizie per gli uomini che hanno deciso di avere un figlio a quarantanni (e più) suonati. Una ricerca condotta all’Università canadese di Ottawa ha stabilito che l’età paterna rappresenta un rischio per la salute del nascituro più quando è precoce che quando è avanzata. Lo studio, che è stato condotto su un campione di bambini le cui madri avevano tutte un’età compresa fra 20 e 29 anni, ha messo in relazione l’età paterna con la probabilità di generare figli prematuri, sottopeso o più piccoli dell’età gestazionale e con il tasso di mortalità entro il primo anno di vita
E’ emerso che gli uomini che diventano padri prima dei venti anni hanno il 17% in più di probabilità che il proprio figlio sia troppo piccolo per la sua età gestazionale, il 13% in più che sia sottopeso e l’11% in più che nasca prematuro. Inoltre i bambini nati da baby padri presentano il 22% di probabilità di morire entro il primo anno di vita. Mentre gli uomini che diventano padri oltre i quarantanni (anche a cinquanta o sessanta anni) non presentano rischi maggiori dei padri compresi nella fascia di età fra venti e trenta anni, di generare un figlio con problemi di salute.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Human Reproduction, ha sollevato non poche polemiche tanto più che gli stessi ricercatori, guidati dal dottor Shi Wu Wen, ammettono di non essere in grado di stabilire se i fattori alla base di questi risultati siano biologici o ambientali. Lo stesso Shi Wu Wen afferma che il dato potrebbe essere fatto risalire al maggiore sostegno emotivo e materiale che un padre maturo è in grado di assicurare alla propria compagna durante la gravidanza e al proprio figlio una volta nato. Dello stesso parere l’andrologo Allan Pacey della British Fertility Society.
Tuttavia potrebbero non essere esclusi fattori biologici come l’immaturità degli spermatozoi negli uomini sotto i venti anni. Per questo gli studiosi sono intenzionati a procedere con ulteriori studi per fornire una spiegazione chiara ed univoca ai risultati già ottenuti.