L’insonnia, già male comune di molte persone a causa di una vita sempre più frenetica e senza sosta, con l’arrivo della bella stagione si acutizza, favorita da un aumento della temperatura non sempre facilmente sopportabile. Qualche giorno fa abbiamo scoperto che se per dormire è meglio “raffreddare il cervello” , ora arriva anche un dispositivo in grado di regolarizzare le onde cerebrali e farci dormire.
Una sorta di macchina del sonno portatile, frutto della necessità di trovare una cura a questo disturbo che solo in Italia colpisce almeno un terzo della popolazione, tra forme leggere e forme più gravi. La maggior parte degli studi condotti in tal senso è concentrato nella scoperta delle cause e dei mezzi con i quali sopperire alle stesse.
Molti scienziati sono d’accordo nel considerare l’insonnia sintomo di un alterazione delle onde cerebrali. Un gruppo di ricercatori italiani ha fatto di più, ha messo a punto, guidati dal dott. Luigi De Gennaro professore di psicologia all’Università della Sapienza e dal dott. Paolo Maria Rossini, neurologo dell’Università la Cattolica, in collaborazione con l’Istituto di Neurologia del Policlinico dell’Università Gemelli di Roma e dell’Associazione Fatebenefratelli per la Ricerca presso l’Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina.
Questo dispositivo è stato costruito per emettere impercettibili onde elettriche in grado di agire sul cervello della persona insonne “sistemando” le sue onde cerebrali ed inducendolo a dormire. A breve il macchinario verrà sperimentato su un campione di volontari di età compresa tra i 22 ed i 28 anni che una volta a settimana andrà presso i laboratori di Psicofisiologia del Sonno all’Università della Sapienza e verrà sottoposto prima di tutto ad un trattamento di Stimolazione Transcranica in Corrente Continua (TDCS) attraverso la quale sarà possibile verificare le zone del cervello sensibili all’insonnia e di conseguenza sottoposto al nuovo macchinario.
I volontari saranno comunque invitati a rispettare il loro solito comportamento prima di addormentarsi anche se avranno in testa degli elettrodi sul capo collegati al macchinario.
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Fonte: Ansa