Novità incoraggianti arrivano sul fronte della ricerca e sperimentazione di nuove terapie, sempre più efficaci, per contrastare la leucemia mieloide cronica. Un nuovo farmaco, basato sulla molecola bosutinib, riduce la mortalità dal 4% delle cure tradizionali all’1% e diminuisce la percentuale di casi in cui la malattia progredisce dal 10 al 2,8 per cento.
A darne notizia lo studio di un’équipe composta da membri del dipartimento di Medicina clinica dell’Università Bicocca di Milano ed esperti dell’unità di Ematologia dell’Ospedale San Gerardo di Monza, coordinata dal professor Carlo Gambacorti Passerini, associato di Medicina Interna all’Università Bicocca.
Attualmente la terapia farmacologica più utilizzata per trattare questa forma di leucemia è basato sull’imatinib. Gli studiosi hanno pensato di confrontare l’efficacia del principio con quella della nuova molecola bosutinib, accertandone una maggiore efficacia grazie alla sperimentazione avvenuta su un campione di 502 pazienti malati di leucemia mieloide cronica e provenienti da tutto il mondo. Come ha spiegato in una nota lo stesso professor Passerini:
I risultati sono stati sorprendenti. La ricrescita del midollo osseo normale si è verificata nel 79 per cento dei pazienti trattati con bosutinib contro il 75 per cento di quelli trattati con imatinib. Inoltre, bosutinib ha ottenuto una diminuzione più profonda del numero di cellule leucemiche residue, con quasi metà (47 per cento) dei pazienti trattati che hanno ottenuto una risposta molecolare maggiore (che significa la presenza di meno di una cellula leucemica su mille), rispetto a solo un terzo (32 per cento) dei pazienti trattati con imatinib.
Passerini si mostra alquanto fiducioso sulle prospettive di sconfiggere definitivamente la malattia, anche se avverte che saranno necessari ulteriori esami per valutare se è il caso o meno di sostituire l’imatinib con la nuova molecola nel trattamento dei pazienti:
Questi dati fanno sperare che, data la più profonda diminuzione delle cellule leucemiche residue ottenuta con bosutinib si possa giungere alla completa eradicazione della malattia e quindi alla sospensione della terapia in una frazione consistente di pazienti, cosa che invece non è possibile con imatinib. E’ comunque prematuro dire se bosutinib soppianterà imatinib nella terapia di prima linea della malattia. Sono necessari dati di follow-up più lunghi e soprattutto una valutazione molto attenta del rapporto tra costi e benefici.
[Fonte: Agi]