Buone notizie sul fronte HIV. L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia ora di assegnare una terapia antiretrovirale ai malati di HIV nell’immediatezza del ciclo di infezione, nonappena si riconoscono i sintomi. Questo accorgimento, che all’apparenza può sembrare poca cosa, in realtà potrebbe servire a rallentare la progressione della malattia, ed anche a mettere un freno alla sua diffusione.
Questi cambiamenti avranno probabilmente l’impatto maggiore nei Paesi più poveri sotto la lente attenta del programma HIV promosso dall’OMS. L’organizzazione consiglia di iniziare immediatamente una terapia antiretrovirale (ART) solo quando i livelli di cellule immunitarie CD4 attaccate dall’HIV scendono sotto il valore di 200 per millimetro cubo di sangue, che è tipicamente la soglia in cui compaiono i sintomi.
Altri recenti studi hanno dimostrato che le persone sopravvivono più a lungo, se curate il prima possibile, e che esse hanno meno probabilità, in questo modo, di trasmettere il virus, perché l’ART svuota rapidamente il circolo ematico.
Così il 30 novembre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha cambiato il suo parere. Contrariamente a quanto accadeva prima, ora raccomanda il trattamento dei pazienti quando il loro numero delle cellule attaccate scende sotto la soglia più elevata di 350 per millimetro cubo, in cui possono ancora apparire senza sintomi.
L’OMS ha cambiato anche la consulenza alle donne con HIV durante l’allattamento. Ora è raccomanda l’ART anche per loro a causa di elementi che hanno provato che questo aiuta a fermare la trasmissione del virus HIV. Inoltre, l’OMS raccomanda che le persone con HIV che hanno diagnosticata anche la tubercolosi dovrebbero ricevere la terapia indipendentemente dal loro numero di CD4.
C’è da dire che purtroppo l’ART inizialmente era la terapia più costosa. Tuttavia l’OMS calcola che sarà compensata dalla diminuzione dei costi delle terapie in ospedale grazie ad un calo delle infezioni da HIV e la produttività maggiore del trattamento in individui malati solo da pochi giorni.
[Fonte: New Scientist]