Donne in età fertile e tumori: quante volte abbiamo sentito parlare della possibilità di conservare gli ovociti delle pazienti per dare loro la speranza di mettere al mondo figli nonostante la chemioterapia? La questione è ancora molto attuale ma la FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, ANDOS – Associazione Nazionale Donne Operate al Seno, AIMaC – Associazione Italiana Malati di Cancro, Salute Donna) lancia l’allarme: i farmaci salva fertilità in Italia sono a carico delle pazienti e, nemmeno a dirlo, sono davvero troppo costosi.
Una questione da risolvere per garantire alle donne fertili che vengono colpite da tumori la possibilità di poter diventare madri, se lo vorranno, nonostante l’obbligo di sottoporsi a cicli di chemioterapia. Ad oggi le tecniche più utilizzate per prevenire l’infertilità dovuta alle cure antitumorali sono la raccolta di ovociti prima dei trattamenti chemioterapici e la loro crioconservazione; e ancora, l’utilizzo di farmaci che proteggono le ovaie durante i trattamenti e permettono dunque alle donne di poter procreare una volta risolti i problemi di salute. Nelle donne Under 40 sono il tumore al seno e i linfomi le neoplasie più frequenti (oltre il 60% delle donne malate di cancro in età fertile è colpito da questi tipi di patologia per i quali è necessaria la chemio che è potenzialmente tossica per la funzione ovarica e riduce di moltissimo, dunque, le possibilità per le donne colpite da tumore di rimanere incinta nella vita).
► CHEMIOTERAPIA E OVAIE: SALVARE LA FUNZIONE RIPRODUTTIVA NELLE DONNE CON IL CANCRO
Spiega Elisabetta Iannelli, segretario FAVO
Ogni anno oltre 5mila donne si trovano costrette a combattere con un tumore quando ancora potrebbero diventare madri. Per le giovani donne costrette ad affrontare una realtà che già di per sé è difficile, è fondamentale poter conservare la fertilità per poter aver una chance di maternità anche dopo le cure oncologiche, che in molti casi mettono a rischio la capacità riproduttiva. Per adesso purtroppo le risposte del Sistema Sanitario Nazionale sono ancora insufficienti. Il costo dei farmaci è a completo carico delle pazienti, i percorsi clinico assistenziali non sono stati ancora definiti, manca del tutto un osservatorio nazionale che si occupi del problema