La pesante eredità sulla salute pubblica dell’incidente occorso a Chernobyl nell’ormai lontano 1986 non ha mai smesso di preoccupare gli oncologi. La stessa Italia ogni anno ospita bambini provenienti dalle aree contaminate avviandoli a programmi di screening per la diagnosi tempestiva del cancro alla tiroide ma anche semplicemente per strapparli, seppur per poche settimane, agli effetti a lungo termine della contaminazione.
In questi giorni il tema della sicurezza nucleare è particolarmente sentito per via della crisi atomica che sta vivendo il Giappone a seguito del terremoto della scorsa settimana, terremoto che ha messo in ginocchio la centrale di Fukushima. Si teme una nuova Chernobyl.
Proprio riguardo a Chernobyl, la stima delle vittime è destinata a crescere e non ha mai smesso di farlo. A causa dell‘incidente nucleare più grave della storia occorso ad un impianto ci sono persone che devono ancora morire.
Il rischio cancro è ancora elevato come il primo giorno del disastro. Sembra incredibile ma è quanto afferma un recente studio pubblicato dalla rivista Environmental Health Perspectives e che porta la firma del National Institute of Health americano.
I dati provengono dal monitoraggio di un campione di 12.500 persone, tutte di età inferiore ai 18 anni al momento del disastro nucleare e residenti nelle aree limitrofe alla centrale.
Per ogni unità di radiazione assorbita la probabilità di ammalarsi di cancro alla tiroide risultava doppia.
Scrivono gli autori:
Non abbiamo trovato nessuna evidenza nel corso dello studio che indicasse una decrescita nel tempo del rischio di tumore. Quello che abbiamo osservato è che l’assorbimento delle radiazioni da Iodio-131 è proporzionale al rischio del cancro, che non sembra abbassarsi con il tempo.
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[Fonte: Agi]