Un nuovo test “genomico” aiuterà ad individuare la cura migliore per le donne colpite da tumore al seno. Nel corso degli anni la lotta a questa neoplasia ha assunto connotati importanti: si muore di meno, nonostante sia aumentato il numero delle diagnosi. E questo non solo per i preziosi (seppur a volte criticati) programmi di screening mammografici, ma anche grazie a nuovi farmaci per la terapia e allo studio della genetica dei tumori.
I tipi di tumore al seno
Non tutti, ed in particolare le donne, sanno infatti che non esiste un solo tipo di tumore al seno, ma molti, alcuni fortemente ereditari, altri poco invasivi, alcuni resistenti alla chemioterapia, altri curabili con la sola terapia ormonale,ecc. Negli Stati Uniti, in buona parte dell’Europa ed ora anche in Italia, è possibile stabilire a priori, grazie ad un innovativo test genomico, quale sarà la migliore cura per la paziente, la più efficace e priva di effetti collaterali non necessari, come appunto quelli della temuta chemioterapia. Ma di cosa si tratta?
Il test genomico per la cura del tumore al seno.
La genomica è quella materia che analizza la struttura ed il funzionamento dell’intero patrimonio genetico del nostro organismo. Gene dopo gene. Un test genomico è dunque una indagine diagnostica che va a cercare ed individuare specifici geni. In particolare questa analisi “personalizzata” sulla donna studia 21 geni (16 correlati al tumore e 5 di riferimento), la loro interazione e funzionalità, arrivando ad identificare quelle forme neoplastiche con rara capacità di recidiva e dunque, una volta effettuato l’intervento chirurgico di asportazione curabile solo con terapia ormonale, evitando la chemio, in tali casi non necessaria. Questo test si effettua su un qualunque campione di tessuto tumorale, prelevato attraverso la chirurgia: tramite l’asportazione del nodulo, la mastectomia, o la biopsia mammaria in tutti quei tumori mammari in fase precoce positivi all’estrogeno (ER+) o al progesterone (PgR+) con linfonodi negativi e nelle donne in postmenopausa ER+ e con 1-3 linfonodi positivi.
L’efficacia del test genomico ed il suo limite
Il test in questione si chiama Oncotype DX ed è stato testato e validato su oltre 5.000 donne prima di essere approvato internazionalmente. E’ altresì divenuto in breve parte integrante delle linee guida circa i criteri che devono indurre l’oncologo a scegliere la terapia, suggerite dall’ American Society of Clinical Oncology (ASCO)®, dal National Comprehensive Cancer Network (NCCN)® e dell’ European Society of Medical Oncology (ESMO). Negli Stati Uniti dove questo test è di routine dal 2006 al 2009 ha ridotto l’utilizzo della chemioterapia passando dal 63% delle pazienti al 45%. L’unico limite (oltre le indicazioni) è il costo, come per tutti i test genomici al momento, piuttosto elevato ed il fatto che in Italia non è offerto da SSN, ma è a totale carico della paziente. Con un servizio sanitario a rischio, le speranze di cambiamenti sono poche ed è un limite concreto.
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