Dopo il caso delle protesi al silicone Pip per il seno, un nuovo scandalo relativo a forniture mediche rischia di conquistare le pagine dei giornali. Continuiamo infatti a parlare del ritiro dal mercato delle protesi d’anca DePuy modello ASR, cominciato un anno e mezzo fa continua e tornato in auge dopo il servizio relativo andato in onda una settimana fa nella trasmissione televisiva di approfondimento Striscia la notizia. Come si sta evolvendo la situazione?
Ricordiamo prima di tutto che la decisione, presa dalla stessa azienda, di ritirare dal commercio queste protesi nasce da tutta una serie di problematiche verificatosi: lo scollamento delle componenti, le sacche di liquido formatesi attorno alla protesi; ed ancora dolore derivante dalla sensibilizzazione al metallo e nei casi più importanti anche la dislocazione dell’anca. Senza contare che i detriti derivanti da una rottura del metallo o dalla sua usura in alcuni casi sono andati a finire nella muscolatura causando danni alla gamba degli affetti.
Il Ministero della Salute lo scorso novembre ha inviato a tutte le strutture ospedaliere interessate da questo tipo di intervento ortopedico una “raccomandazione”, richiedendo di invitare i pazienti a sottoporsi al programma di verifica preposto dall’azienda stessa per ottenere, in caso di problemi, un eventuale rimborso.
Non tutti lo sanno, ma dal 2006 è in vigore in Italia un registro specifico per questa particolare tipologia di protesi ossea: uno strumento importante che mai come in casi del genere manifesta tutta la sua importanza. Un archivio che involontariamente ha rinfocolato le polemiche su questo “incidente” relativo alle protesi. La domanda che tutti si pongono nel settore è infatti quella relativa al perché l’allarme sia stato lanciato prima di tutto a Londra e solo successivamente nel nostro paese da parte della De Puy.
La risposta è stata data dal responsabile del registro, Marina Torre:
La ragione è semplice Il National Joint Registry è più avanti come organizzazione. Noi siamo ancora in una fase pilota. Il nostro non è ancora un Registro nazionale vero e proprio ma un progetto la cui fase esplorativa è partita nel 2006. Dal punto di vista operativo, siamo pronti. Abbiamo affinato lo strumento di raccolta dei dati . Utilizziamo le schede di dimissione ospedaliera, più un set di informazioni non contenute nelle Sdo come il lato dell’arto operato, la diagnosi, se c’è stato un intervento precedente e il tipo di via di accesso dell’operazione. Abbiamo inoltre il nome del fabbricante della protesi e il codice di riferimento così sappiamo dove sono state impiantate le protesi.
Ad un primo sguardo sembrerebbe tutto regolare. Il problema? La mancanza del decreto con il quale il registro viene istituito da parte del governo: sebbene il provvedimento esista, è in attesa da approvazione da anni.
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De Puy (sitodell’azienda nel quale è possibile richiedere informazioni)