Nuovi studi confermano la correlazione tra asma e ansia. In questi giorni, infatti, si è tenuto a Vienna il Congresso dell’European Respiratory Society focalizzato sulle patologie più diffuse dell’apparato respiratorio, dalla Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) all’enfisema polmonare, ma si è parlato soprattutto di asma, tra le malattie respiratorie forse più comuni, anche tra i bambini.
Proprio riguardo all’asma sono stati presentati due studi, il primo condotto dall’Università di Sao Paolo in Brasile, ha messo in relazione l’asma non solo con l’asia, legame per altro già noto da tempo, con l’equilibrio. Secondo i ricercatori, infatti, i sintomi dell’asma tenderebbero a peggiorare nelle persone che hanno problemi di equilibrio, soprattutto se soffrono anche di ansia. La ricerca, condotta su un campione di 30 persone, è senza dubbio interessante, ma a mio avvio l’eventuale relazione andrebbe indagata su un campione più ampio.
Il secondo studio, invece, condotto dall’Università del Queensland su 240 bambini, punta il dito contro i bifenili policlorinati, sostanze contenute in alcuni prodotti industriali come vernici, colle e lubrificanti, e che riescono a resistere nell’ambiente anche per molti anni. Altre 2 ricerche, inoltre, hanno affrontato i risvolti sociali dell’asma. Sembra, infatti, che i bambini che soffrono di questa patologia respiratoria siano più facilmente vittime di bullismo, mentre se vivono con genitori che litigano le terapie avrebbero meno effetto.
Al Congresso di Vienna è stata data grande attenzione anche a malattie come la BPCO, di cui è stato ampiamente accertato il legame con il tabagismo, che nell’85% dei casi è all’origine dei tumori polmonari. Tanti i temi trattati dalle patologie pediatriche, all’ipertensione arteriosa polmonare, ancora incurabile ma per cui sono disponibili trattamenti in grado di alleviare i sintomi, dall’aumento delle infezioni respiratorie negli anziani, immunocompromessi o che presentano contemporaneamente altre malattie, alla malattia polmonare interstiziale, una delle sfide più difficili per i medici in questo campo.
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