Una proteina cruciale per la regolazione dell’auto-rinnovamento delle cellule staminali normali della prostata, potrebbe riuscire a riparare le cellule danneggiate o ripristinare le cellule normali uccise da una terapia ormonale per combattere il tumore, o al contrario facilitare la trasformazione delle cellule sane in cellule tumorali della prostata. A spiegarlo sono i ricercatori della UCLA. I risultati dei ricercatori, in collaborazione con il Centro di Medicina Rigenerativa e Ricerca sulle Cellule Staminali Eli e Edythe Broad, potrebbero avere importanti implicazioni per la crescita del cancro e nella progressione della terapia.
Le ricerche sugli animali sono durate ben tre anni e sono state pubblicate ieri sulla rivista Cell Stem Cell. La proteina, chiamata Bmi-1, spesso è sovraregolata nei tumori della prostata, ed è stata associata a tumori di grado più elevato. Si tratta, secondo studi precedenti, di uno dei fattori che possono portare ad una cattiva prognosi. Tuttavia, il suo ruolo funzionale nel mantenimento delle cellule staminali della prostata e il cancro alla prostata sono state poco chiare, secondo il dottor Owen Witte, che è direttore del Broad Stem Cell Research Center.
Uno studio sulla perdita e sul guadagno della funzione nella prostata attraverso le cellule staminali ha indicato che la Bmi-1 serve in attività di auto-rinnovamento e “manutenzione” delle cellule staminali della prostata con capacità altamente proliferative. La perdita di Bmi-1 blocca l’attività di auto-rinnovamento, proteggendo le cellule della prostata in via di sviluppo da modifiche che possono comportare una crescita anormale, e dunque prevenendo il cancro.
Ancora più importante è il fatto che l’inibizione della Bmi-1 rallenta la crescita di una forma aggressiva di cancro della prostata nei modelli animali, in cui è stato rimosso il gene tumore-soppressore PTEN che permette al cancro di rilasciare metastasi.
Il BMI-1 è un regolatore fondamentale di auto-rinnovamento delle cellule della prostata negli adulti e svolge un ruolo importante nell’iniziazione e nella progressione del cancro alla prostata. E’ stato incoraggiante vedere che inibire questa proteina rallenta la crescita anche di un cancro alla prostata molto aggressivo, perché questo potrebbe darci nuovi modi per attaccare questa malattia
ha affermato Witte. Se il meccanismo di auto-rinnovamento delle staminali potesse essere completamente compreso, i ricercatori potrebbero trovare un modo per interromperlo, evitando la proliferazione delle cellule tumorali.
[Fonte: Sciencedaily]