Il diabete ed il caffè: uno strano connubio, ma non troppo. Da anni la scienza medica ha evidenziato come “la tazzina” dopo pranzo possa essere d’ausilio in questo senso. Ora i ricercatori dell’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli alimenti e la nutrizione) hanno spiegato come e perché: il caffè preso dopo i pasti riesce ad inibire un enzima intestinale incaricato di digerire i carboidrati.
Questo blocco di fatto determina un ritardo, un rallentamento nell’assorbimento del glucosio: si esclude così il picco glicemico tipico del dopo pasto, diminuendo contemporaneamente il rischio di diabete di tipo 2 (o diabete alimentare).
I risultati della ricerca, prossimi alla pubblicazione, sono stati ottenuti però solo in laboratorio attraverso due tecniche sperimentali: una in vitro ed una bio-informatica (ovvero con simulazioni al computer). Ci tiene a sottolinearlo la Dottoressa Fausta Natella, ricercatrice INRAN e responsabile del progetto di ricerca che aggiunge:
“L’evidenza scientifica ci ha finora detto che il caffè ha un’influenza positiva sulla prevenzione del diabete di tipo 2 ed abbiamo ipotizzato che in qualche modo agisse sui carboidrati: i test di laboratorio ci hanno dato ragione, ma occorre una vera sperimentazione clinica sull’uomo prima di poter consigliare a tutti di assumere un caffè dopo pranzo! Soprattutto, va detto che non bisogna abusare di questa sostanza. Non ne vanno bevute più di 4 o 5 tazzine al giorno”.
A me personalmente sembrano già molte! Ma questo è il limite riportato anche da altri studi internazionali. Di fatto il caffè in dosi quotidiane minime è spesso ritenuto salutare: è un ottimo stimolante e pare che in qualche modo faccia anche bene al cuore! Di recente una ricerca americana ha rivelato come sia importante per prevenire la gotta nelle donne in menopausa. Per quelli come me che soffrono di gastrite però non va sicuramente bene: dopo pranzo comunque è un vero piacere a cui non so rinunciare. E voi? Di certo questa mattina, con la scusa del diabete avrete meno sensi di colpa a fare un break in più, ma non esagerate!
[Fonte: INRAN]