La metà degli “over 60” europei hanno convissuto con un dolore intenso per almeno 6 mesi. Questo il dato calcolato sul campione di 30mila pazienti che si sono rivolti recentemente ai Centri di medicina del dolore. Ma se il dolore cronico colpisce soprattutto gli anziani, questo può avere origine nell’errato trattamento di dolori acuti precedenti. Sono a volte proprio i più giovani che sottovalutando il dolore, ricorrendo a cure “fai da te” per la fretta e il bisogno di essere sempre “al massimo”, si espongono al rischio di trasformare l’evento doloroso isolato non curato in dolore cronico, cioè in malattia.
Per questo due studi tutti italiani sono tornati sul trattamento del dolore, confermando gli effetti di molecole come il rofecoxib: farmaci “ecologici”; specifica il primario neurofisiologo alla Fondazione Maugeri che ha condotto uno degli studi, Roberto Casale
“che oltre a curare velocemente e bene, potenziando il naturale meccanismo di controllo del dolore dell’organismo grazie al forte potere antalgico, agiscono nel pieno rispetto dell’ “ambiente-uomo”, con i minori effetti collaterali possibili. I farmaci giusti alzano la soglia del dolore, facendoci guadagnare più potere antidolorifico. L’inibitore della cox2 ha mostrato un picco d’azione a soli 15-20 minuti nei pazienti sottoposti a stimolo elettrico all’arto inferiore e maggior sicurezza, in particolare meno effetti gastrici, degli altri farmaci somministrati”
Per una lotta ad armi pari col dolore serve dunque, in primis, una corretta diagnosi, che solo il medico può fare. Il dolore infatti può anche sparire sul momento ma ricomparire, se non curato correttamente, ad indicare patologie più gravi. Sostiene Cesare Debernardi, odontostomatologo all’Università di Torino e conduttore dell’altro studio, che ha visto effetto veloce ed efficace del rofecoxib su 130 pazienti con estrazione effettuata del dente del giudizio:
“Anche nel dolore dei denti è importante scoprire subito la causa, quindi recarsi al più presto dal dentista. Antibiotici assunti arbitrariamente e spesso a dosi inferiori, possono non dare effetto e prolungare inutilmente il problema. Inoltre il sintomo a volte cessa, come nel caso della necrosi della polpa nella pulpite trascurata, ma l’origine resta e può portare a problemi ben più gravi: in questo caso l’infezione si diffonde all’osso e ai tessuti molli e può determinare ad esempio un ascesso”
E sono i numeri che richiamano all’urgenza di cure più adeguate: i quarantenni hanno in media ben 11 denti malati, 26-28 gli ultra 50enni.