I farmaci intelligenti, ovvero quell’innovazione terapeutica frutto delle moderne tecnologie e ricerche scientifiche, in grado di curare senza provocare gli effetti collaterali dei medicinali comuni. L’obiettivo di tutti i farmacologi del mondo è questo per il futuro, ma già numerose sono le applicazioni in campo medico. E’ il caso ad esempio del Trastuzumab, per la cura del tumore al seno. Un nuovo capitolo importante riguardo all’applicazione di nuovi farmaci di questo tipo, è stato scritto da alcuni ricercatori dell’Istituto di endocrinologia e oncologia sperimentale del Consiglio nazionale delle ricerche (Ieos-Cnr) di Napoli e del dipartimento di Scienze farmaceutiche e biomediche dell’Università di Salerno, con la collaborazione dell’Università di Siena e dell’Università del New Mexico di Albuquerque (Stati Uniti). Un loro studio preclinico (ovvero in laboratorio, in vitro e/o su animali) “Genetic and pharmacological inactivation of cannabinoid CB1 receptor inhibits angiogenesis”, ha offero risultati nuovi e promettenti. Li spiega la dott. Chiara Laezza dell’Ieos-Cnr di Napoli:
“I farmaci in questione riescono a bloccare la crescita patologica di nuovi vasi sanguigni in modo mirato agendo cioè sul principale recettore dei cannabinoidi CB1, coinvolto nella regolazione della proliferazione cellulare e quindi dell’angiogenesi. Per confermare ulteriormente questa tesi, abbiamo bloccato tale recettore, spegnendone il gene o impedendone il funzionamento, grazie all’utilizzo di un farmaco antagonista, analizzandone gli effetti nelle varie fasi del processo dell’angiogenesi su modelli sperimentali”.
I risultati sono stati positivi ovviamente, ma vanno oltre la conferma della tesi. Quale farmaco antagonista infatti è stato utilizzato un prodotto di sintesi, già noto negli anni passati quale ausilio per combattere l’obesità: il Rimonabant. Questo medicinale è stato tolto dal mercato per questa attività terapeutica, a causa dei suoi effetti collaterali sul sistema nervoso centrale (era stato rilevato un aumento di depressione e suicidi in seguito alla sua assunzione) ma ora, quale inibitore dell’angiogenesi potrebbe avere una funzionalità diversa e soprattutto priva dei rischi originali. Aggiunge Maurizio Bifulco Farmacologo dell’Università di Napoli:
“La ricerca dischiude quindi la possibilità di ‘recuperare’ farmaci di questo tipo per poterli utilizzare a favore di terapie mirate”.
Attualmente farmaci intelligenti che bloccano lo sviluppo di cellule anomale sono già in uso per combattere alcune forme di tumore, patologie oculari (retinopatia diabetica, retinopatia del nato prematuro, degenerazione della macula) e autoimmuni (artrite reumatoide e psoriasi).
[Fonte: Cnr]