Medicinalive continua a fornivi aggiornamenti sul congresso della European Society of Cardiology (Esc), in corso in questi giorni a Stoccolma. Vi abbiamo parlato (qui) di ictus legato a fibrillazione atriale, di come misurare i battiti del cuore, con il video su You Tube di Roberto Ferrari, presidente dell’Associazione e direttore della Clinica cardiologica dell’università di Ferrara, che ha scelto il social web per diffondere la prevenzione.
Oggi torniamo a parlare di quanto sta emergendo al Congresso, con un’importante scoperta, che deriva da un’intuizione tutta italiana, quella della corrente ‘If’ (per approfondire qui), descritta per la prima volta da Dario Di Francesco a Milano già alla fine degli anni ’70. Fu il primo passo dei successivi, di altri ricercatori in tutto il mondo, che hanno portato oggi al farmaco salvacuore che aiuta a gestire lo scompenso cardiaco, patologia molto diffusa che blocca la corretta funzionalità cardiaca, provocando un’insufficienza nella circolazione sanguigna. Spesso è causata da un infarto subito in precedenza o da un’ipertensione trascurata. Pensate che solo in Italia colpisce un milione e duecento mila persone.
Tornando al farmaco salvacuore, si tratta dell’ivabradina, una molecola sperimentata nell’ambito dello studio Shift (Systolic Heart Failure Treatment with If inhibitor Ivabradine Trial) che ha coinvolto un campione di 6.550 persone in 37 Paesi del mondo, tra cui anche l’Italia. Si tratta del più ampio studio mai realizzato sullo scompenso cardiaco, che ha interessato pazienti con una frequenza cardiaca superiore al valore soglia di 70 battiti al minuto.
Ma come agisce il farmaco salvacuore?
Riducendo selettivamente la frequenza cardiaca, garantendo una migliore ossigenazione del cuore sotto sforzo, ma senza gli effetti collaterali comunemente associati ai farmaci beta-bloccanti.
Ridurre lo scompenso cardiaco tra la popolazione significa abbassare di ben il 26% la mortalità e di un quarto i ricoveri ad esso associati. Ecco perché si guarda con fiducia ed ottimismo al nuovo farmaco, che ha riscosso l’attenzione dei circa 27.000 esperti presenti al Congresso, e scusate se è poco.
Come ha commentato lo stesso Ferrari:
I dati del trial sono davvero eccezionali soprattutto perché chi era incluso nello studio già riceveva cure ottimali, come previsto dalle linee guida. Si tratta inoltre di una molecola antischemica immediatamente disponibile, già utilizzata in pazienti con angina e per prevenire eventi coronarici. Agisce riducendo la frequenza cardiaca, un fattore di rischio poco conosciuto ma importante al pari di ipertensione, colesterolo alto, fumo e sovrappeso. Inoltre permette una migliore ossigenazione del cuore quando è sottoposto a uno sforzo. A partire da questo congresso, l’ivabradina diventerà una risorsa imprescindibile anche per lo scompenso.
I risultati completi e dettagliati del trial sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista di divulgazione scientifica The Lancet.
[Fonte: Adnkronos]