Qualcuno può rabbrividire all’idea, non amando i preziosi anfibi in questione: le rane. Presto però dalla loro pelle sarà possibile creare dei nuovi antibiotici, diversi e più potenti dei tradizionali, capaci di debellare i cosiddetti super-batteri, ovvero quelli antibiotico-resistenti. Al progetto stanno lavorando un gruppo di scienziati dell’Università degli Emirati Arabi Uniti.
Dai primi risultati, presentati nel corso del Congresso dell’American Chemical Association, sembra siano stati già ottenuti ben 100 antibiotici diversi. Sono state utilizzate più di 6.000 specie di rane diffuse in tutto il mondo.
In particolare, dalla Rana Boylii, specie purtroppo in estinzione, i ricercatori hanno estratto una sostanza che pare essere capace di eliminare il pericoloso e resistente Stafilococco aureo, uno dei batteri più diffusi negli ospedali, ma soprattutto, maggiormente resistente agli antibiotici tradizionali.
Nuova dunque la ricerca, ma non il concetto iniziale. Già nel 1987 lo studioso Michael Zasloff, aveva individuato da una specie particolare di rana, la Xenopus laevis, una nuova classe di composti antibiotici.
La sua ricerca partì dall’osservazione: questi splendidi animali sopravvivono in acque altamente infette. Nella loro pelle scoprì dei peptidi antimicrobici e ne estrasse un antibiotico naturale che chiamò magainins.
Non solo. Le rane sono usate da tantissimo tempo nella ricerca medica, per la loro struttura semplice. Già nel 1920 ad esempio dallo studio dei loro muscoli è stato evidenziato un neurotrasmettitore importante anche per l’uomo: quello dell’acetilcolina, responsabile degli impulsi nervosi ai muscoli.
Inoltre clonare una rana è anche abbastanza semplice e quindi è spesso utilizzata per testare tecniche genetiche, ma soprattutto si cerca così di salvaguardare la sopravvivenza delle varie specie anfibie.
“La tutela della biodiversità è un tema a cui prestiamo molta attenzione”
ha spiegato Michael Conlon, che ha coordinato la ricerca araba appena presentata.
Il prossimo obiettivo è quello di trovare un farmaco capace di debellare l’Iraqibacter, un altro superbatterio, finora incurabile, che si è diffuso tra i militari americani di ritorno dal paese arabo.
[Fonte: Asca, Animalresearch ]