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Aviaria H7N9 resistente agli antivirali

Negli ultimi giorni l’Organizzazione mondiale della Sanità ha concentrato le attenzioni della popolazione sul nuovo coronavirus, senza però dimenticare un altro focolaio di infezione che è necessario tenere sotto controllo: quello dell’aviaria del ceppo H7N9 in Cina che al momento, purtroppo, sembra essere resistente agli antivirali.

Almeno per ora i contagi sembrano aver rallentato ed il numero di vittime è attualmente fermo a 38, dopo che due giorni fa, un uomo di Shanghai è deceduto a causa dell’aggravarsi dell’infezione polmonare da lui contratta. La città più popolosa della Cina è senza dubbio la più colpita, con trentatré casi di influenza confermati, quindici morti ed altrettanti dimessi dagli ospedali. Solo tre persone sono ancora ricoverate. In tutto lo stato sono 131 i malati riconosciuti come affetti da H7N9. E sebbene la fase di emergenza sembra essere passata grazie all’organizzazione di protocolli di prevenzione validi, è confermato il fatto che il virus di questo particolare ceppo sembra essere resistente ai più comuni antivirali.

Fattore questo che lo rende differente dalle altre forme di influenza aviaria, le quali erano curabili tramite l’assunzione di antivirali come il Tamiflu. Nei pazienti affetti dal nuovo ceppo del virus influenzale sono state rilevate mutazioni che rispondo in maniera negativa anche ai corticosteroidi, di solito utilizzati per curare i problemi respiratori. Un dato questo che preoccupa i ricercatori cinesi che su The Lancet hanno pubblicato uno studio completo su questa nuova infezione virale, e che li porta a pensare che se non si sarà in grado di limitare i contagi, potrebbe esservi il rischio di una pandemia.  E’ come un cane che si morde la coda, perché proprio in coloro che usano cortisonici per respirare meglio, sembra essere più violenta l’azione del virus e la sua resistenza ai medicinali.

Il suggerimento degli esperti è quello di monitorare il più possibile la situazione evitando il crescere dei contagi e la possibilità di ulteriori mutazioni. La necessità di un vaccino, è evidente, si fa sempre più forte.

Fonte | The Lancet

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