33 milioni di persone. A tanto ammonta ad oggi il numero di ammalati con il virus dell’HIV, quello che poi porta all’AIDS (tra i 40 e i 60 mila solo in Italia). Ma questo numero, secondo l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) potrebbe essere ridotto a poche centinaia di migliaia di persone nell’arco di una decina di anni. Il metodo per combattere l’infezione è la prevenzione.
Non soltanto i metodi tradizionali (preservativo su tutti), ma con test diagnostici precoci. Per adesso infatti il test è previsto soltanto per coloro che si recano volontariamente a farlo. Dopodichè individua i sieropositivi, fa una valutazione immunologica con il conteggio dei globuli bianchi (linfociti) e comincia la terapia soltanto se questi calano fin sotto una certa soglia.
Con il nuovo metodo pronosticato dall’Oms, invece, questo test verrà fatto in maniera universale, non soltanto a coloro che lo vogliono fare volontariamente, ma praticamente a tutti i cittadini del mondo, iniziando la terapia non soltanto sotto una certa soglia dei linfociti, quando oramai è quasi troppo tardi, ma non appena ci sia soltanto il sospetto che questo virus possa aver colpito il paziente.
In questo modo si spera di diagnosticare la malattia prima di tutto a quelle popolazioni povere, nelle quali essa è più diffusa, che non si possono permettere test o terapie, e poi in secondo luogo di curare già dall’insorgere dell’infezione un paziente, fermando il virus nel proprio corpo e nella trasmissione verso altre persone, dato che una maggior consapevolezza della propria condizione non porterebbe alla trasmissione e fermerebbe l’epidemia. L’obiettivo è riportare il numero degli ammalati da 20 casi ogni mille analizzati nei Paesi poveri, a solo uno ogni mille nell’arco di 10 anni. In questo modo l’infezione verrebbe ridotta all’osso, e ci sarebbero buone prospettive per fare in modo che, nei decenni successivi, sparisca del tutto.
I problemi che sorgono a questo punto però sono di due tipi differenti: il primo di carattere economico. Non è facile fare analisi ad oltre 6 miliardi di persone, nè tantomeno offrire cure gratuite o a basso prezzo, soprattutto a persone che forse non ne hanno nemmeno bisogno. Il secondo problema è di carattere medico. Infatti l’abuso di antibiotici ha spesso riportato il problema dell’antibioticoresistenza, cioè i virus e batteri si sono evoluti, imparando a resistere ai vaccini e ai medicinali. Ebbene, c’è il rischio che anche il virus dell’HIV si evolva e prenda il sopravvento sulle terapie attuali. C’è inoltre il rischio di un aumento degli effetti collaterali da farmaci, perchè non si sa come potrà reagire il corpo di una persona curata ma non effettivamente ammalata. Gli esperti dell’Oms per questi motivi credono che questo sogno sia irrealizzabile, ma almeno tentano di riaprire il dibattito a livello mondiale, magari per trovare una soluzione alternativa e più fattibile.
Fonte: [corriere.it]