Pochi, ma sono presenti anche in Italia dei casi di covid-19 nella sua variante Delta Plus: qualcosa che al momento non desta preoccupazione ma che deve essere trattato come “osservato speciale” per cercare di anticipare quali potrebbero essere i futuri problemi.
Fare attenzione, senza panico, alla variante Delta Plus
La campagna vaccinale italiana è di livello abbastanza avanzato: per alcune categorie più a rischio è partita anche la somministrazione della terza dose e l’immunizzazione offre una certa protezione contro forme gravi anche di questa variante. Vero è allo stesso tempo che anche l’Organizzazione mondiale della Sanità sta monitorando con attenzione questa mutazione, che sembra essere più diffusa in Europa rispetto agli Stati Uniti. La variante Delta Plus presenta due mutazioni sulla proteina Spike e per il momento ancora non si è stati in grado di scoprire se questo fattore incida a favore o a sfavore del virus. Non c’è quindi bisogno di allarmarsi ma è consigliato prestare la massima attenzione alla sua evoluzione. Come ha spiegato Francois Balloux, direttore dello University College London Genetics Institute:
Non c’è motivo di farsi prendere dal panico. Non è una situazione paragonabile alla comparsa della varianti Alfa e Delta, molto più trasmissibili di qualsiasi altro ceppo in circolazione al momento: potrebbe esserci un potenziale piccolo aumento di trasmissibilità, che non avrebbe però un impatto simile a quello delle altre due sulla pandemia.
La variante Delta Plus in Italia
La variante Delta AY.4.2 di SARS-CoV-2 o Delta Plus è presente in Italia già da tempo e con numeri più alti rispetto agli altri Stati nei quali è comparsa: si sarebbe infatti giunti già a 80 segnalazioni depositate con tanto di sequenze in allegato nel nostro paese. Il presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), Arnaldo Caruso, non è particolarmente preoccupato al momento: ha sottolineato che la maggior parte delle segnalazioni giunte sono state rilevate a ottobre per via della maggiore attenzione posta nel cercarla. “Si tratta di una variante“, ha spiegato, “che ha pochissime mutazioni aggiuntive rispetto alla Delta: ha solo 3 amminoacidi mutati in più nella proteina Spike. Mutazioni che” conclude lo specialista “non appaiono neanche troppo interessanti dal punto di vista funzionale“.
Rimane comunque importante, in questo caso come nella comparsa di altre varianti di covid-19, verificare la trasmissibilità e quindi stare attenti che non dimostri una contagiosità maggiore rispetto alla Delta e se, una volta verificata la stessa, essa riesca a sfuggire il sistema immunitario in modo più efficiente. Se questo dovesse accadere i vaccini potrebbero perdere “effetto”: ma, spiegano ancora gli esperti, non sembra essere questo il caso.