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Sclerosi Multipla e Ccsvi: nuove conferme e speranze di cura

 Un nuovo studio, appena pubblicato sulla rivista scientifica Bmc Medicine sembra confermare la relazione tra l’insorgere della Sclerosi Multipla e la Ccsvi (Insufficienza Venosa Cerebro-Spinale Cronica), ovvero una malformazione caratterizzata dal restringimento delle vene giugulari che porterebbe ad una riduzione del flusso sanguigno al cervello, responsabile dei sintomi della stessa sclerosi multipla. Il lavoro scientifico è stato realizzato grazie alla collaborazione tra il dipartimento di neurologia e neuroimmagini dell’Università di New York con sede a Buffalo, di cui è direttore il Professor Robert Zivadinov, il centro per le malattie vascolari dell’Università di Ferrara diretto da Paolo Zamboni, e quello “BeNe” dell’Ospedale Bellaria di Bologna diretto da Fabrizio Salvi. I dati confermano l’ipotesi scientifica di Zamboni: nel 75% dei casi studiati, è stata individuata una compresenza delle due patologie.

In particolare: la ricerca ha preso in esame 24 pazienti di età inferiore ai 40 anni, 18 dei quali presentavano una corrispondenza tra Ccsvi e Sclerosi Multipla.

“Un ulteriore dato che indica con chiarezza come la degenerazione dell’assone (la componente centrale del nervo), fenomeno che porta alla disabilità, è influenzato negativamente dal cattivo funzionamento delle vene che si ha in corso di Ccsvi”

ha spiegato Zamboni, tra i primi al mondo ad aver individuato questa ipotesi e che da tempo si sta battendo per avere un riconoscimento scientifico del proprio lavoro. Un intervento chirurgico, volto ad allargare le vene potrebbe infatti essere la soluzione, la cura che molti malti aspettano. Di recente anche Nicoletta Mantovani, da anni affetta da sclerosi multipla ha deciso di farsi operare con il cosiddetto metodo Zamboni.

Di tutto ciò si è parlato nel corso dell’annuale Convegno della Società Internazionale per le Malattie Neurovascolari in corso a Bologna, durante il quale sono state riconosciute ufficialmente le linee guida per l’indagine di screening per la Ccsvi. Conclude Zamboni:

“Questa condivisione porterà presto a un miglioramento anche nelle pubblicazioni a carattere scientifico, arricchite così dalle esperienze che nel frattempo sono state maturate nei diversi centri mondiali”.

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[Fonte: Il sole 24 ore]