Cosa fare quando la diagnosi di autismo arriva da adulti? Siamo abituati ad avere a che fare con questa patologia nei bambini e la stessa assistenza sanitaria in Italia sembra essere focalizzata solo sul quadro pediatrico della stessa. Cosa succede quando non si riesce a rilevare la presenza della malattia?
Una diagnosi di autismo in età adulta è di solito frutto di una serie di errori da parte degli specialisti che hanno avuto in cura il paziente. Nella maggior parte dei casi il problema viene scambiato erroneamente per un deficit dell’attenzione anomalo che non riesce a risolversi o ad essere tenuto sotto controllo efficacemente. E la stessa persona ha il tempo di rendersi conto man mano che la sua istruzione procede di non essere stato sottoposto a trattamenti adeguati. Alcuni pazienti arrivano addirittura a sospettare di essere affetti da autismo.
Certo, in diversi casi si tratta di forme leggere che non impediscono alle persona di avere una vita normale e di costruirsi un’esistenza proficua e soddisfacente, ma è innegabile che quasi mai è possibile incontrare delle infrastrutture che siano in grado di dare assistenza: e questa è una delle motivazioni che portano a queste diagnosi tardive.
L’autismo è sì una malattia che si manifesta in età pediatrica, ma non si risolve assolutamente con il superamento della pubertà. E soprattutto è un problema che necessita di essere diagnosticato con più efficacia rispetto a ciò che avviene ora. Perché se nella sua forma “leggera” esso può essere scambiato per un altra patologia di tipo psichiatrico, questo significa lasciare senza cure adeguate una persona che se seguita può migliorare e stare bene senza paura di sviluppare depressione o altri disturbi. Leggendo le testimonianze di persone diagnosticate di autismo da adulte è facile riconoscere un fattore comune: il sollievo di venire a conoscenza delle proprie problematiche ed il modo di affrontarle.
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