Il gioco d’azzardo sta diventando una vera emergenza sociale. Le persone che “investono” tutti i loro averi al pocker online, o alle slot machine sono sempre più numerose. Non è un caso, infatti, che nel nostro Paese il gioco autorizzato sia un trend in crescita. Ma alla base di questa dipendenza ci sono dei meccanismi cerebrali ben precisi, che regolano emozioni e comportamento.
A spiegarlo è il prof. Pietro Pietrini, direttore dell’Unità operativa universitaria di Analisi chimico-cliniche specialistiche dell’Aoup, che negli anni Novanta realizzò un esperimento insieme alla Prof.ssa Tiziana Zalla dell’Ecole Normale Supérieure di Parigi, per analizzare i meccanismi naturali del cervello.
Come ha spiegato il prof. Pietrini:
Con la risonanza magnetica funzionale (fMRI) si vide cosa succedeva nel cervello di soggetti competitivi mentre vincevano o perdevano in un gioco di abilità contro degli avversari. In realtà manipolavamo noi a loro insaputa l’andamento della competizione, e così riuscimmo a esaminare la risposta cerebrale nelle diverse situazioni, ora di vincita sempre maggiore, ora di perdita sempre più marcata, proprio come se l’esame lo avessimo fatto al giocatore davanti ad una slot machine o al tavolo da poker.
Lo studio dimostrò per la prima volta una forte attivazione delle strutture emotive del cervello, che differiva a seconda che l’individuo stesse vincendo o perdendo. Come fa notare l’esperto, vincere e perdere hanno un significato evolutivo, che risale alla competizione per la stessa sopravvivenza. Per questo siamo gratificati dalla vittoria e ci amareggiamo per la sconfitta.
In alcuni individui, poi, questa ricerca della gratificazione diventa compulsiva e può sfociare in una vera e propria dipendenza, in maniera simile a quello che accade con altre dipendenze. La ludopatia, come viene chiamata oggi la patologia da gioco d’azzardo, è in costante crescita. Si calcola che dei 15 milioni di italiani che giocano abitualmente, circa il 20% sia a rischio di diventare dipendente.
Come giustamente spiega il professor Pietrini le avvertenze come “Gioca giusto” che accompagnano le pubblicità martellanti che invitano a giocare, hanno poco significato, sarebbe come invitare un alcolista a “bere il giusto”. Il problema è la grande facilità, anche per i giovani, di avere accesso al mondo delle scommesse, cosa che andrebbe controllata più rigorosamente.
Via|AOUP; Photo Credit|ThinkStock