La libido, che in latino significa desiderio, secondo Sigmund Freud è l’energia che sta alla base delle trasformazioni della pulsione sessuale. Per Cari Gustav Jung la parola libido sta ad indicare l’energia psichica in generale presente in tutto ciò che è “tendenza verso“. Le fasi della libido secondo la teoria freudiana corrispondono alle tappe dello sviluppo psicosessuale dell’essere umano. Nel porre attenzione all’evoluzione e alle trasformazioni della libido, la psicoanalisi individua nello specifico le zone del corpo sulle quali la libido viene investita nei diversi momenti della crescita, e che costituiscono per il bambino i principali canali di conoscenza e di relazione con l’esterno.
Si parla di fase orale, anale, fallica e genitale per indicare gli organi (bocca, zona anale e organi genitali) che, nel corso dello sviluppo, costituiscono la fonte privilegiata di gratificazione e di interesse per il bambino/a. Ogni fase succede alle altre nell’ordine suddetto e polarizza gli interessi erotici del bambino/a. Sigmund Freud fu il primo a rilevare che la pubertà non è un punto di partenza, ma un momento topico di un percorso che ha inizio sin dalla nascita.
Le sue scoperte hanno dimostrato che già dai primi giorni di vita ci sono chiare manifestazioni di una sessualità che si esprime sotto forma di istinti parziali collegati a bocca, pelle, zona anale, organi genitali. Secondo Freud le esigenze sessuali del bambino/a sono polimorfe nel senso che non sono ancora differenziate e integrate, ma si traducono in un’attività sensoriale frammentaria e disorganizzata, la cui funzione è quella di ottenere piacere.
Nella pubertà, tutti questi aspetti andranno ad integrarsi tra loro per consentire il passaggio dalla fase infantile a quella adulta in cui si diventa in grado di procreare e di entrare in relazione con un’altra persona. Parlando di sessualità nell’infanzia la psicoanalisi non intende affermare nel bambino il primato della genitalità, ma rilevare un’esperienza erotica piuttosto generica che egli vive nelle sue fantasie e nell’esercizio delle sue funzioni organiche.
L’individuo adulto utilizzerà queste varie esperienze, dopo averle sintetizzate e organizzate, esercitando la propria sessualità matura. Per molto tempo si è negata l’esistenza della sessualità infantile poiché si assumeva la prospettiva dell’adulto come unico criterio per valutare l’infanzia. E dato che alcune delle caratteristiche essenziali della sessualità adulta non sono presenti nell’infanzia (capacità di riproduzione, caratteri sessuali secondari, eccetera) l’esistenza della sessualità veniva completamente negata.