Melissa, 16 anni ed un piccolo sogno nel cassetto, forse appena elaborato: fare la stilista da grande. Un obiettivo che lei non potrà portare più a termine, perché ora non c’è più fisicamente, anche se la sua immagine rimarrà nel cuore di tutti gli italiani, negli anni a venire quale simbolo, vittima, di un gesto orribile, una bomba piazzata fuori ad una scuola. Allo stato dei fatti, dell’indagine ancora non c’è un movente specifico, che possa dire se si è trattato del gesto di follia di un singolo individuo, un atto intimidatorio della criminalità organizzata o un puro gesto di terrorismo.
La procura, in una conferenza stampa appena conclusa ha specificato che potrebbe trattarsi di un caso isolato, un singolo individuo con un evidente patologia mentale che lo ha portato ad uccidere, ma ancora non vi sono certezze. Comuque siano andate le cose, la psicologia del terrore ha avuto il sopravvento. Morte, ustioni su tutto il corpo che lasceranno ai sopravvissuti dei segni indelebili, ma soprattutto paura. I ragazzi coinvolti direttamente sono sotto shock, ma anche i loro compagni arrivati subito dopo. E le famiglie? La scuola è un ambiente che per i genitori rappresenta uno spazio tendenzialmente sicuro, privo di rischi, come la casa. Si sentono sicuri quando i figli sono a scuola.
Ora però, dopo questa strage, che nella crudeltà e per fortuna (cosa bisogna dire!) non nei numeri ricorda quella di Beslan, cambia tutto. E’ così che colpisce la strategia del terrorismo, agendo sulla psicologia, creando ansia, insicurezza, paura, destabilizzazione. Questo è l’obiettivo di chi mette delle bombe nelle scuole, nelle strade, nelle metropolitane, questo era lo scopo di Al Quaeda quando ha dirottato gli aerei per lanciarli sulle Torri Gemelle: non una strage di per se stessa, ma una violenza psicologica che creasse nell’avversario un’angoscia tale da modificarne il comportamento sociale, di inibirne le attività quotidiane.
Il terrorismo è una forma di controllo, che a livello psicologico si può manifestare in vari modi. Può essere in qualche modo riconducibile anche alla violenza domestica, che opprime la vittima a tal punto, con la paura, da rendergli impossibile la fuga. Ma ha qualcosa in più. Gli atti di terrorismo però non coinvolgono un unico individuo o delle persone comunque conosciute e quindi manipolabili in tal senso. Una bomba, può condizionare emotivamente un’intera classe politica, colpendo la psiche del popolo, rendendolo fragile, dicendo ai cittadini “non siete protetti, siete nelle nostre mani”.
Pensate al periodo delle lettere all’antrace: il terrorismo batteriologico. In molti non aprivano più la corrispondenza, avevano paura a prendere la metropolitana …. Ma questo condizionamento è solo il primo passo, perché poi la paura agisce in profondità: il timore della morte, il senso di insicurezza, provocano stress e frustrazioni che inducono ad ulteriori ansie, come quella nei confronti di chi non si conosce, e spesso questi timori scatenano altra violenza e poi il caos sociale. Ma ancora lo stress psicologico che si trascina nel tempo con difficoltà a dormire e la necessità di psicofarmaci o sedativi. L’11 settembre ha segnato un punto fondamentale nello studio della sindrome da stress post traumatico, fino a quel momento difficilmente analizzabile.
Questa data rappresenta dunque un passaggio importante anche nella storia della medicina e psicologia, per il suo impatto terroristico globale, favorito, nell’espansione emotiva negativa, di terrore, dalle immagini in diretta televisiva, dai mass media, che per obbligo di cronaca ed un gusto a volte eccessivo, sono diventati un’arma in più nelle mani dei terroristi. Un’arma involontaria, ma con l’effetto di moltiplicare il terrore: se non ci fossero giornali e televisioni il tutto rimarrebbe ai livelli di una violenza locale (pensate al terrore dei genocidi in Ruanda), domestica. Questa è la vera differenza. Il terrorismo colpisce l’emotività sociale, globale. A Brindisi sono stati già attivati dei gruppi di sostegno psicologico per le vittime della bomba dell‘istituto Morvillo-Falcone di Brindisi ed i familiari.
Fonte: Cepic
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