Quando una donna è incinta, tutto ciò che fa, respira e mangia può avere ripercussioni sullo sviluppo del bambino. Una recente ricerca condotta dall’Università di Reading ci illustra una particolare correlazione tra la presenza di acidi grassi omega 3 all’interno del latte materno ed il consumo di salmone della madre in gestazione.
Vi è però un problema: se mangiare molto salmone può far bene all’organismo della madre e del bambino, di contro, toglie alla lattazione una buona dose di quelle immunoglobuline che lo caratterizzano e che consentono alla donna di dare protezione al piccolo durante l’allattamento. A calare è in particolare l’immunoglobulina A, importantissima per proteggere i neonati contro le infezioni.
Lo studio, pubblicato sulla rivista di settore Journal of Nutrition, pur sottolineando che le buone quantità di acidi grassi omega 3 presenti nel latte materno di chi in gestazione ha mangiato molto salmone sia basilare per uno sviluppo corretto del bambino, sarebbe altresì necessario che anche il livello d’immunoglobuline non calasse, come invece accade in caso di un forte consumo di questo pesce. I ricercatori hanno analizzato ciò che accadeva ad un gruppo di donne le quali in modo casuale erano state sottoposte ad una dieta normale ed a una ricca di salmone.
Analizzando il latte materno una volta nati i bambini, gli scienziati hanno rilevato che nelle donne che avevano mangiato più salmone, in particolare nell’ultimo trimestre di gravidanza, il latte materno conteneva livelli più alti di acidi grassi omega 3, fondamentali per garantire una crescita corretta, per tutto il primo mese di età del bimbo.
Commentano i ricercatori:
Il nostro studio mostra che una dieta ricca di pesce è utile per fornire nutrienti ai neonati, anche se servono ulteriori ricerche per capire gli effetti dell’abbassamento dell’anticorpo per ora le linee guida che vogliono due porzioni di pesce consumate a settimana sembrano essere efficaci.
Ancora una volta è stata confermata la forza del legame madre-figlio e delle conseguenze delle azioni della prima sul secondo.
Fonte | Journal of Clinical Nutrition
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