Oggi si sente parlare frequentemente dall’anisakis, ma in realtà pochi sanno cosa sia nello specifico e cosa possa comportare. Si tratta di un parassita che vive e si riproduce nell’intestino di alcuni pesci e può trasmettersi all’essere umano attraverso l’ingestione di prodotti ittici crudi o poco cotti, provocando non pochi problemi di salute, in rari casi anche molto gravi.
E’ abitudine, ai giorni nostri, il consumo di pesce crudo grazie al grande successo del Sushi, anche nei paesi occidentali, diventato ormai un culto ed una pratica di gran moda. Di certo una prelibatezza, ma ciò ha diffuso anche in Occidente una patologia che era confinata al Giappone ed altri paesi in cui il consumo di pesce crudo è una tradizione ed , inoltre, se prima erano parassitate solo specie che vivevano in Oceano, oggi è sempre più frequente il riscontro del patogeno in specie pescate nel bacino del Mediterraneo.
Il nostro esperto, il dott. Mario Francesco Iasevoli, Medico Chirurgo dell’Unità Operativa Complessa – Endocrinologia del II Policlinico di Napoli ci illustra le norme e le comuni regole per evitare di essere infettati dall’anisakis:
“Per prevenire la trasmissione dell’infezione bisogna sia provvedere all’eviscerazione del pesce nell’immediato, subito dopo la pesca, sia alla eliminazione del parassita con metodi basati sull’esposizione ad alte temperature (cottura) o, di contro, molto basse: questo tipo di trattamento con basse temperature deve avvenire in stabilimenti autorizzati specificamente allo scopo.
Esso prevede per i prodotti ittici che vanno consumati crudi il congelamento ad una temperatura non superiore a –20°C in ogni parte della massa per almeno 24 ore; la Food and Drug Administration statunitense richiede di mantenere la temperatura a -20°C per almeno 7 giorni. Il consiglio generale è mangiare il pesce fresco e cuocerlo adeguatamente in modo da eliminare il parassita.
Se volete necessariamente magiare il pesce crudo da voi pescato, svisceratelo immediatamente ed modo accurato. Se invece lo acquistate, verificatene l’origine, la data del pescaggio e che sia stato sottoposto alle normative CEE per il trattamento e la conservazione”.
Prevenire il rischio anisakis è possibile!