Può sembrare paradossale, ma proprio nella stagione in cui si celebra il risveglio della natura, molti di noi iniziano a sentirsi sopraffatti dalla stanchezza. E non si tratta semplicemente del piacevole evocato nel proverbio “aprile, dolce dormire”, anzi non di rado il sonno è disturbato e si sente un diffuso senso di apatia, spossatezza, difficoltà di concentrazione. Certo, le vacanze sono ancora lontane, e il peso del lavoro svolto nella brutta stagione può iniziare a farsi sentire.
Ma allora perché spesso ci si sente più esausti tra marzo e aprile che a giugno? Il fatto è che ci si trova di fronte a qualcosa di diverso da una normale stanchezza: l’organismo deve fare i conti con lo stress indotto dal cambiamento stagionale. Ha bisogno di tempo, e di qualche attenzione, per adattarsi alla nuova situazione. Il nostro corpo è infatti progettato per essere sempre in equilibrio con l’ambiente: così, quando per esempio la temperatura ambientale cambia, è necessario, proprio come nelle macchine, che esso regoli “il minimo” del suo metabolismo.
Anche se oggi viviamo in un mondo in cui termosifoni e condizionatori d’aria hanno diminuito, se non quasi azzerato, l’impatto di questi fattori naturali, milioni di anni di evoluzione ci hanno predisposto ad avere una particolare sensibilità per i cambiamenti connessi ai cicli naturali. L’esempio più evidente è offerto dalla luce solare, il cui spettro esatto non è riprodotto da alcun tipo di illuminazione artificiale (almeno tra quelli di uso comune), e che ha significativi riflessi sull’umore. Ogni variazione nel numero di ore di esposizione a questo tipo di luce ha profondi effetti sul sistema ormonale e con ripercussioni su tutto l’organismo.
Non, a caso a soffrire di più la stanchezza da primavera‑ sono coloro che passano buona parte delle ore diurne in ambienti chiusi e illuminati artificialmente, anche se da un’indagine condotta da FederSalus è risultata una maggiore incidenza del fenomeno tra bambini, anziani, e soprattutto fumatori e persone sovrappeso. Che cosa si può fare per alleviare questo fastidioso malessere, che può trascinarsi anche per qualche mese? Alcuni piccoli accorgimenti possono essere d’aiuto.
Innanzi tutto, curare il modo in cui ci si veste: in questa stagione molto variabile bisogna fare attenzione a non coprirsi o scoprirsi troppo, magari cambiando abbigliamento quando cala il sole, in modo da ridurre l’impatto dello stress. Poi è bene svolgere un po’ più di attività fisica rispetto all’inverno, possibilmente all’aperto, ma senza strafare: è sufficiente anche una passeggiata di mezz’ora al giorno. Tra l’altro, per chi ha di solito una pressione arteriosa piuttosto bassa, fare attività fisica è un mezzo per ritardare e alleviare quei cali di pressione che potrebbero manifestarsi già ai primi caldi, sommandosi alla stanchezza da primavera.
Anche le esigenze di sonno e riposo non vanno dimenticate. Il fatto che ci siano più ore di sole non significa che dobbiamo estendere di altrettanto la nostra vita notturna. Anzi, proprio in questo periodo dovremmo cercare di mantenere il più regolari possibile i nostri ritmi.
II fattore che più può influire sulla risoluzione di questo stato è l’alimentazione, con l’eventuale aiuto -come afferma la maggioranza dei medici intervistati nell’inchiesta di FederSalus- di integratori. Sono utilissimi per raggiungere il giusto apporto di quei micronutrienti, vitamine e sali minerali, che aiutano l’organismo ad adattarsi ai sottili cambiamenti metabolici dell’organismo. In farmacia esistono prodotti adatti a ogni età e per tutte le esigenze di integrazione. Alcuni sono registrati come farmaci, quindi è bene chiedere consiglio al farmacista per usarli al meglio.
Fonte http://www.consumercare.bayer.it/ebbsc/export/sites/cc_it_internet/it/Sapere_and_Salute/articoli/Maggio_2010/03_Benessere.pdf