Il termine dieting si riferisce alla dipendenza dalla dieta e forse non vi dirà granché ma si tratta di un fenomeno dilagante ed in continua espansione: tra le dipendenze new entry del nuovo millennio spicca infatti l’ossessione per la perdita di peso. Non semplicemente una normale preoccupazione per la propria forma fisica, giustificata non solo dall’estetica ma anche e soprattutto dai motivi di salute legati al mantenimento del proprio peso forma. Di più: una vera e propria droga che spinge a stare costantemente e perennemente a dieta.
L’effetto yo-yo, quell’alternarsi di perdite di peso e risalite, l’ago della bilancia in perenne movimento, creerebbero una sorta di dipendenza, tanto da generare vere e proprie crisi di astinenza da dieta. Se ne è parlato al XXII Congresso nazionale dell’Associazione nazionale dietisti (Andid), riunito a Milano dal 20 al 22 maggio. Giovanna Cecchetto, presidente Andid spiega che il dieting è
la tendenza a sentirsi costantemente in obbligo di stare a dieta, spesso frutto del fai-da-te senza buon senso, che porta a diete iniziate e mai finite, incostanti e mal strutturate, che creano la sindrome da yo-yo, causa numero uno della dipendenza.
Dai dati presentati al convegno si stima che in Italia il 70% delle ragazze è a dieta, eppure non riesce a seguirla in modo corretto. Il risultato? Che problemi di peso insignificanti, magari semplicemente qualche chilo in più, si trasformano in problemi di peso più gravi, perché l’effetto yo-yo non perdona mai e fa riacquistare i chili persi troppo in fretta con interessi anche molto alti. Questo contribuisce ad aumentare i casi di obesità, che in Italia tocca il 33,4% della popolazione (3° Rapporto per l’Obesità in Italia) e costa 11 miliardi di euro l’anno allo Stato. Ma il dieting porta con sé numerose altre conseguenze negative:
soprattutto, rimane la frustrazione: il fisico si adatta alla condizione di ristrettezza bruciando meno calorie e non si arriva mai al risultato tanto auspicato. Il problema è che si punta sempre al risultato immediato. Al contrario di quanto si pensa, invece, una dieta che funziona non deve essere rigida e austera, ma “sostenibile e piacevole” attenta anche al lato emotivo e alla gratificazione, così come raccomandato dall’American Dietetic Association.
Per evitare di cadere nella trappola del dieting la dottoressa Cecchetto consiglia di rendere la dieta piacevole e di affidarsi ad un professionista, non cercando risultati immediati frutto di sacrifici immani e a conti fatti inutili, visto che nessuno riuscirà a sopportare regimi alimentari così rigidi a lungo:
Per superare la dipendenza non si deve essere legati al grammo o allo schema fisso, ma puntare sul risultato a medio-lungo termine, acquisendo capacità di gestire voglie, tentazioni e situazioni difficili, come occasioni sociali e impegni di lavoro, con consapevolezza e strategie vincenti e semplici da attuare nella quotidianità. Più l’intervento è personalizzato, più è efficace. Meglio allora affidarsi ad un professionista esperto che sappia tenere nella giusta considerazione abitudini alimentari e di vita scorrette, ma anche i gusti, le preferenze e gli aspetti emotivi legati al significato che il cibo ha per ognuno di noi.
[Fonte: Andid]