Dal 2006 presso l’Ospedale Careggi di Firenze hanno partorito senza dolore più di mille donne con una tecnica sperimentale alternativa all’epidurale. La metodica prevede l’utilizzo del Remifentanil, un farmaco appartenente alla famiglia degli oppiacei somministrato per endovena. I dati di questa sperimentazione sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale di settore “Anesthesia&Analgesia”. La Dott.ssa Anna Maria Meloni responsabile del Reparto di anestesia del dipartimento materno-infantile del nosocomio, è il medico che applica questa tecnica e ne garantisce l’innocuità, l’efficacia e la funzionalità: l’ha utilizzata anche sulla figlia.
Esistono dei casi in cui l’anestesia epidurale è controindicata (allergia al farmaco, problemi alla colonna vertebrale, disturbi della coagulazione sanguigna) ed in questi casi, secondo la Dott.sa Meloni è possibile ricorrere al Remifentanil, usato solitamente negli interventi di chirurgia. Ma la Società Italiana di Anestesia e Rianimazione lancia l’allarme.
Attraverso una lettera spedita al Corriere.it dichiara una serie di dubbi e perplessità:
La comunità scientifica internazionale e quella italiana non considerano questa tecnica di parto indolore un’alternativa all’analgesia epidurale. Il remifentanil è un nuovo e costoso farmaco oppioide sintetico che purtroppo ha scarsa efficacia analgesica e potenziali effetti secondari pericolosi di depressione respiratoria su mamma e soprattutto sul neonato. I risultati delle sperimentazioni internazionali su questo farmaco sono ancora controversi e non vi è alcuna raccomandazione o linea guida accreditata che ne autorizzi l’uso per le future mamme.
Nello stesso contesto si ricorda come al contrario, l’anestesia epidurale sia già ampliamente riconosciuta come tecnica più appropriata per il controllo del dolore in sala parto. Non lo dicono solo le ricerche internazionali, ma anche il Comitato Nazionale di Bioetica e l ’Istituto Superiore di Sanità. La legge, soprattutto, riconosce alla donna il diritto a scegliere un parto indolore e suggerisce alle strutture sanitarie di adeguarsi a questa metodica quale elemento necessario per la minima assistenza.
Di fatto tutto ciò è ancora profondamente negato alle donne. La Siaarti, nel medesimo documento esprime altre perplessità:
Al momento gli oppiodi endovenosi possono trovare una indicazione nel travaglio di parto esclusivamente nei rarissimi casi quando la analgesia epidurale è controindicata e ci meraviglia l’approvazione clinica del suo uso su un numero così grande di donne da parte del comitato bioetico del Careggi: come è stato ottenuto il consenso informato su più di 1000 mamme per l’uso di un farmaco non approvato dal ministero per quell’uso, scarsamente o solo parzialmente efficace e potenzialmente pericoloso per il neonato? Inoltre, per motivi di sicurezza il remifentanil richiede di essere infuso sotto stretta e continua sorveglianza del medico anestesista per tutto il tempo della sua somministrazione (e quindi per tutta la durata dell’analgesia in travaglio): è stata garantita tale assistenza continua?.
I dubbi sono molti, ma non spetta a noi dare un giudizio su quale sia la via giusta. Certo è che molte donne hanno così potuto dare alla luce i loro bambini senza ansie e sofferenze. Un diritto sancito dalla legge, che però non viene applicata: quello dell’epidurale in sala parto!
[Fonte: Siaarti]