Ancora sugli effetti dello smog sulla salute pubblica. Dai bambini agli asmatici agli allergici ai malati cronici che subiscono le ripercussioni più profonde dall’inquinamento atmosferico, fino ai danni a lungo termine per i soggetti sani, più esposti, se vivono in città inquinate, al rischio d’insorgenza di tumori, ictus ed infarto nonché di modifiche all’attività dei geni.
I dati emersi dal recente monitoraggio dell’Agenzia Europea per l’Ambiente confermano quanto affermato da studi a livello nazionale e dalle rilevazioni regionali dell’ARPA, ovvero che nelle metropoli italiane tira una brutta aria, con il superamento dei livelli di polveri sottili consentito dalla normativa UE, 50 microgrammi per metrocubo, per molti giorni dell’anno oltre al bonus di 35 concesso dall’Unione.
17 città tra le prime 30 più inquinate d’Europa sono italiane con in vetta alla classifica Torino, Brescia e Milano. I bambini di Milano, notizia di queste ultime ore, sono i più malati. E non c’è da stupirsi se una recente inchiesta del magazine del Corriere della Sera, Sette, ha rilevato come nelle scuole del capoluogo lombardo l’inquinamento indoor raggiunga picchi stratosferici.
Come ci spiega Marco Martuzzi, responsabile impatto ambientale sulla salute del Centro Europeo Ambiente e Salute OMS:
Il PM emesso dal trasporto su strada rappresenta la principale fonte di emissione di particolato nelle aree metropolitane italiane ed il suo impatto continua a rappresentare un problema di sanità pubblica considerevole. In Italia ogni cittadino perde in media 9 mesi di vita per esposizione al particolato.
Ricoveri ospedalieri, morti premature, malattie croniche, questo il costo sanitario, economico e sociale dell’inquinamento atmosferico. Particolarmente pericoloso, benché meno demonizzato del PM10, è per gli esperti il PM2.5: le particelle più piccole riescono infatti a penetrare più a fondo nei polmoni e a raggiungere la regione alveolare.
Uno studio pubblicato nel 2006 dal Centro Europeo Ambiente e Salute dell’OMS su commissione dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (APAT) stimava in 8000 decessi l’anno il bilancio di morti per inquinamento in 13 città italiane. Oggi la situazione, nelle città più piccole, fa pensare, applicando lo stesso metodo di analisi del 2006, che si arrivi a 7 mila decessi l’anno considerando solo i 30 capoluoghi di provincia della Pianura Padana.
Per migliorare la salute, in condizioni climatiche avverse come quelle della Pianura in cui le polveri sottili non si disperdono, non basta per gli esperti intervenire sul traffico. Bisogna agire di concerto con tutte le regioni coinvolte, sia a livello della riduzione delle emissioni industriali che nell’ambito di politiche per la mobilità sostenibile.
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